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Vibrazioni di un cuore

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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 15:27
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25. Perplessa


Arrivai davanti alla porta di casa. Feci un sospiro profondo prima di entrarvi come a voler calmare il battito del mio cuore assordante che mi ricordava cosa aveva provato pochi istanti prima. Aprii la porta, entrai in casa e vidi papà in cucina, seduto al tavolo che leggeva un quotidiano.
- Ciao papà - lo salutai. Alzò la testa ricambiando il mio saluto.
- E’ una giornata speciale oggi? - mi chiese indagatore e con un sorrisetto provocatore che mi ricordava tanto quello di Derek. Arrossii probabilmente, pensando a lui. Ricacciai subito via i miei pensieri.
- Perché? - chiesi titubante. Speravo proprio che non sospettasse nulla.
- Beh, se hai preparato una torta vuol dire che è un giorno speciale. Di solito non ti avvicini mai alla cucina! - rispose sogghignando.
Ma bravo il mio papà, ci si metteva anche lui!
- Uffa papà, lo sai che non ho mai tempo per stare dietro ai fornelli. Deve esserci un motivo speciale per preparare una torta? - risposi quasi brontolando ironicamente. Restammo in silenzio a guardarci per poi scoppiare a ridere entrambi.
Mi avvicinai a lui e gli lasciai un bacio sulla guancia.
- Hai uno strano profumo addosso, profumo da uomo? - mi chiese con una faccia perplessa che lasciava immaginare ciò che stesse pensando. Merda, dovevo trovare una scusa al più presto. Avevo ancora il profumo di Derek addosso o meglio, il profumo della sua giacca.
- Ah si, io e Mary siamo andate in giro per negozi. Abbiamo provato diversi profumi ed ecco il risultato. - cavoli, non ero brava a mentire e speravo proprio che non si fosse accorto che era una bugia bella e buona. In quel momento era l’unica risposta più sensata che mi era venuta in mente di dargli.
- Ah, certo - rispose. Sembrava averci creduto. Subito dopo cenammo, io mangiai pochissimo, non avevo fame. Il mio stomaco era ancora in subbuglio per le emozioni provate in quella giornata. Durante la cena parlammo del più e del meno e tra i discorsi capitò anche quello del mio trasferimento di lunedì al campus. Non mi sembrava vero, finalmente avrei detto addio alla metro. Ero elettrizzata all’idea di trasferirmi ma allo stesso tempo ero abbastanza dispiaciuta di lasciare papà da solo. Poco male, prima o poi avrei dovuto lasciare casa comunque e poi sarei potuta andare a trovarlo quando volevo. Domani che sarebbe stata Domenica, mi sarei data da fare per riempire vari scatoloni con il necessario da portarmi dietro al campus. Finii di mangiare, salutai papà e salii in camera. Mi fiondai senza pensarci un attimo sul mio letto, così comodo e accogliente. Annusai la mia felpa raggomitolandomi sul copriletto color pesca. Era vero, avevo ancora il profumo di Derek addosso. Un profumo dolce, fresco. Chiusi gli occhi e ripensai a tutto quello che mi era successo in questa giornata. Ripercorsi con la mente ogni minimo istante, ogni piccolo particolare che ancora mi provocava strane emozioni. Con una mano sfiorai le mie labbra come a voler sentire ancora le labbra di Derek sulle mie. Non potevo crederci e pensare che ogni volta che mi aveva avvicinata non avevo fatto altro che allontanarmi da lui. Non avevo potuto evitare i suoi baci, ma se avessi potuto lo avrei fatto? Cos’era quella sensazione di benessere che provavo stando a contatto con lui?Che intenzioni aveva verso di me? Provava qualcosa per me oppure ero semplicemente il giocattolino di turno?Io cosa provavo per lui?Amore?Attrazione? Tante, troppe domande invadevano chiassosamente la mia mente. I miei pensieri poi, tornarono a quando mi aveva confidato una parte della sua vita. Una parte di lui, quella che tanto lo aveva ferito, quella che mi aveva colpito in pieno. I suoi occhi così tristi erano rimasti ben impressi nella mia mente. Lasciandomi cullare dal suo dolce profumo mi addormentai profondamente senza nemmeno rendermene conto.

Quella mattina il suono della sveglia non mi aveva procurato nessun fastidio. Aprii gli occhi e mi resi conto di essere sul letto ancora vestita con gli abiti del giorno prima addosso. Mi ero addormentata senza neanche avere il tempo di mettermi in pigiama. Mi alzai ancora assonnata e mi avvicinai alla finestra per vedere il tempo di quella domenica mattina. Avevo ancora qualche scatolone da riempire così mi fiondai in bagno per fare una doccia calda e poi mi sarei dedicata all’imballaggio. Tre ore dopo mentre ero intenta a ripiegare in una valigia un jeans sentii il campanello suonare. Scesi le scale e davanti alla porta mi ritrovai un’euforica Mary piena di vitalità ed energia.
- Buon giorno! - la salutai con un enorme sorriso. Era bello vederla così in forma.
- Buon giorno tesoro, lo sai che mi devi raccontare tutto vero? - Immaginavo benissimo a cosa si stesse riferendo. Le feci cenno di entrare.
- Mi fa piacere vedere che sei guarita! -
- Lo sai che sono un osso duro - ammise fiera di sé. Si Mary era decisamente un vulcano in eruzione. A volte persino io faticavo a starle dietro.
- Wow qui è passato un tifone?- Mary aveva assunto una faccia sconcertata.
- Si lo so, è un caos totale - La mia stanza sembrava un campo da battaglia o meglio uno spogliatoio maschile dopo una partita di calcio. Magliette ovunque, scatoloni in ogni angolo e oggetti disseminati a destra e a manca.
- Bene, avremo tempo per rimediare mentre mi racconterai tutto nei MINIMI DETTAGLI - Notai una certa enfasi in quelle parole pronunciate dalla mia amica. Era curiosa e non sapeva nasconderlo.
- Aspetta un attimo - Uscii dalla stanza precipitandomi in salotto dove ieri avevo posato il plettro che mi aveva regalato Derek. Per un attimo avevo pensato di averlo perso e invece eccolo lì, proprio sul mobiletto accanto al divano. Tornai in camera da Mary che mi aspettava, leggevo la curiosità nei suoi occhi.
- Ieri avevo dimenticato questo in salotto - rimase scioccata, con gli occhi sgranati evidentemente non ne aveva capito il significato.
- E’ un plettro? - chiese.
- Si, me lo ha regalato ieri Derek - arrossii stringendo quel semplice pezzo di plastica tra le mani, nemmeno se si fosse trattato di un regalo vero e proprio o di un oggetto di valore ma mi venne automatico pensare alla giornata precedente.
- Ma bene, siamo passati ai regali? - Mary mi guardava come se avesse letto tutto nei miei occhi. A braccia incrociate, con un sopracciglio all’insù e un sorrisetto che lasciava intendere a cosa stesse pensando.
- N…non è un regalo, era suo e poi è un semplice pezzetto di plastica - le feci notare.
- Si certo, come vuoi! Raccontami tutto. Come si è comportato? - Iniziò a piegare delle magliette e a metterle nella valigia.
Presi fiato e le raccontai tutto nei minimi dettagli. Solo a raccontare quegli avvenimenti, il mio cuore era accelerato ed iniziavo improvvisamente a sentire caldo. Mentre parlavo Mary mi seguiva scioccata ad occhi spalancati come quando si guarda per la prima volta un film al cinema e attendere il finale è sempre più emozionante.
- Che cosaaaa? Ti ha baciataaaa? - urlò con voce quasi stridula.
- Shhh, Mary! - La zittii dicendole di abbassare il volume. Leggermente imbarazzata annuii.
- Ci sa fare il ragazzo - tornò ad incrociare le braccia annuendo alle sue stesse parole.
Wow, altro che se ci sa fare! Scossi la testa per eliminare ogni pensiero al riguardo. Non riuscivo a pensare lucidamente, poco ma sicuro.
- E tu? - Nel sentire quella domanda che speravo non sarebbe mai arrivata mi irrigidii leggermente. Conoscendo Mary avrei dovuto immaginarmi un terzo grado.
- Io, inizialmente sono rimasta di sasso, paralizzata, incapace di muovere un muscolo. Solo quel pazzo del mio cuore agiva con una volontà tutta sua senza interpellarmi. Poi … - smisi di guardare il plettro che stringevo tra le mani e alzai lo sguardo per guardare la faccia della mia amica.
- Poi? - era quasi su una crisi di nervi, voleva sapere tutto e alla svelta.
- Poi, non so cosa è successo ma …mi sono ritrovata a baciarlo, a ricambiare quel bacio così dolce e casto e a stringere più forte la sua felpa. - Era sconcertante ammetterlo anche per me, non avrei mai pensato di poter baciare Derek. Avrei dovuto immaginarlo però che se lui lo avesse fatto, non mi sarei tirata indietro, non avevo dato retta al mio corpo che reagiva ogni maledetta volta che lui si avvicinava a me, soprattutto non avevo dato retta al mio cuore, lo specchio delle mie emozioni.
- Wow! Quindi ora state insieme? - La mia amica sembrava incredula, sconcertata incuriosita e allo stesso tempo contenta per me.
- No, Mary. Non ci capisco niente, mi sta andando in fumo il cervello o quello che ne rimane. Non so cosa provo e non so cosa prova lui. Dio com’è complicato - mi portai una mano sulla fronte durante il delirio post Derek. Quel ragazzo mi avrebbe portato al collasso, me lo sentivo.
- Amica mia, l’amore non è mai semplice e se non fosse complicato, non sarebbe amore - sorrideva premurosamente.
- Amore? Tu credi che io … io sia innamorata? No impossibile, mi rifiuto di crederlo, non può avermi fatto innamorare con così poco. Magari sono solo attratta da lui? - Mi rifiutavo di ammetterlo, era impossibile.
- Jen sarebbe preoccupante se tu non fossi attratta da lui. Secondo me però, non è solo attrazione, lo leggo nei tuoi occhi e da come brillano quando parli di lui. Diciamocelo amica mia, è il tuo chiodo fisso da molto ormai. - Sembrava sicura delle sue affermazioni. Io avevo gli occhi che mi brillavano quando parlavo di lui? Il mio chiodo fisso? Mi sembrava tutto così irreale.
- Non lo so. Comunque mi ha baciato anche una seconda volta - La mia amica ormai sembrava non essere più scioccata di nulla. Le raccontai della passeggiata in moto e gli dissi che mi aveva confidato un particolare del suo passato senza però dirgli di cosa si trattasse. Derek sembrava essersi confidato con me e non volevo raccontarlo ad altri anche se si trattava della mia migliore amica. Mary sembrò capire la mia titubanza al riguardo quindi rispettò il mio silenzio. Le raccontai anche del bacio sulla moto, davanti alla porta di casa.
- Ribadisco, il ragazzo ci sa davvero fare. Per quanto riguarda il suo passato non voglio sapere nulla ma il fatto che si sia confidato così con te e un buon segno. Non lo avrei creduto possibile, il ragazzo sta accumulando punti - annuì.
Sorrisi davanti a quella sua affermazione. Ero felice che si fosse confidato con me.
- Oh Dio Mary, cosa devo fare quando lo incontro? E Josh? - Era ufficiale, stavo andando fuori di testa.
- Sei senza speranza! Ormai sei andata - ecco, anche lei si era accorta della mia crisi imminente. Sorrideva con aria comprensiva.
- Non preoccuparti, farai la cosa giusta senza neanche accorgertene. Ti verrà naturale, come respirare se seguirai il tuo cuore - cercava di elargirmi saggi consigli ma io sapevo benissimo che del mio cuore proprio non potevo fidarmi. Ultimamente era diventato troppo debole. Sospirai per poi ritornare a riempire la valigia. Continuammo a chiacchierare sino a quando non terminammo di sistemare le ultime cose da portare al campus.
- Non ci credo, da domani sarò anche io al campus e ci vedremo ogni volta che vorremo! - abbracciai la mia amica che sorridente mi propose di darmi una mano l’indomani a svuotare gli scatoloni e sistemare quella che sarebbe diventata la mia nuova stanza. Eravamo entrambe euforiche all’idea di poterci vedere più spesso.
- Allora Jen, io vado! Ci vediamo domani tesoro. -
- Ok Mary, a domani. - Riaccompagnai la mia amica alla porta per salutarla. Ritornai alla mia stanza per rimettere un po’ d’ordine. Volevo cercare di non pensare a niente per un po’ o mi sarebbe andato in fumo il cervello così accesi lo stereo e ascoltai le mie canzoni preferite canticchiando come una matta.

Continua …
 
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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 16:19
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26. Campus



Il lunedì mattina sembrò arrivare in un baleno. La Domenica passava sempre troppo in fretta per i miei gusti, non c’era niente da fare. Appena sveglia mi preparai per recarmi a scuola e subito dopo sarei andata al campus finalmente. Avrei avuto mille cose da fare così mi affrettai. Scesi le scale e arrivai in cucina dove mio padre faceva colazione con un caffè e un cornetto.
- Buon giorno papà - rubai un cornetto al volo.
- Giorno tesoro, tutto pronto per oggi? -
- Si papà, ho preso tutto il necessario, non preoccuparti -
- Bene, io ho già chiamato al campus per avvertire che ti saresti trasferita nel pomeriggio e che arriveranno anche i tuoi bagagli. -
- Grazie papà, ti voglio bene - gli lasciai un bacio prima di dirigermi fuori casa.
- Telefonami e fammi sapere se è tutto apposto. Ti voglio bene anch’io tesoro - mi abbracciò.
- Certo papà. Ci vediamo - Lo salutai e uscii fuori di casa per dirigermi a scuola. Dopo un’ora per quella stramaledetta metro arrivai a destinazione. Il solo pensiero di non dover più avere problemi del genere mi sollevava. Come ogni mattina il cortile era stracolmo di studenti; percorrendolo mi guardai in torno con l’ansia che mi assillava. Come mi sarei dovuta comportare se avessi incontrato Derek?
La mia preoccupazione venne spezzata nel vedere Mary vicino ad un albero intenta a leggere qualcosa. Subito, le corsi incontro.
- Mary! - La chiamai sorridendole.
- Ciaooo tesorooo. Finalmente il grande giorno! -
- Già, stamattina ho detto addio alla metro, almeno per un po’ -
- Immagino! Entriamo? -
- Si certo, al termine delle lezioni andiamo insieme al campus? - Iniziammo ad incamminarci per entrare nella scuola.
- Ovvio! Ah no, io devo intrattenermi un attimo a parlare con la professoressa Mancetti. Tu và avanti che poi ti raggiungo -
- Ok, tranquilla -
La mattinata trascorse velocemente tra una lezione e l’altra. Dovetti affrontare purtroppo anche la lezione di chitarra che non andò benissimo. La professoressa mi consigliò di continuare ad esercitarmi costantemente. Come darle torto? Certo ero migliorata leggermente grazie anche all’aiuto di Derek ma per avere dei buoni risultati mi ci voleva un bel po’ di esercizio. Alla fine delle lezioni mi affrettai per recarmi al campus. Non era molto distante, si trovava ad un angolo di distanza dall’accademia. Dall’esterno si intravedeva una enorme struttura con un giardino che non aveva nulla da invidiare a quello della scuola. Iniziai a pensare che quel posto mi sarebbe piaciuto e anche molto. Mi avvicinai salendo i pochi scalini ed entrai nel campus. Davanti a me c’era un lungo e largo corridoio e sulla sinistra una specie di segreteria con una signora che si occupava della gestione delle stanze. Mi avvicinai.
- Salve, sono Jennifer Collins. Dovevo trasferirmi oggi - La signora sembrava essere molto gentile, mi ascoltava sorridendo. Era una signora di mezza età molto disponibile.
- Oh, salve signorina Collins. Benvenuta al campus. Vediamo qual è la sua stanza - iniziò a sfogliare un enorme registro in cui erano riportate tutte le stanze assegnate e i nomi dei loro inquilini.
- Stanza numero 40, ecco la sua chiave -
- Grazie mille; oh signora mi scusi, per caso sono arrivati i miei bagagli? -
- Si cara, è tutto nella tua stanza. Vedrai ti troverai bene qui al campus, c’è di tutto, anche la mensa - mi sorrise amorevolmente.
- Ne sono sicura, grazie signora…? -
- Oh, chiamami pure Beth cara -
- Grazie mille, Beth - la salutai e mi incamminai per il corridoio. A piano terra, notai subito un’enorme stanza con tanti tavoli che ovviamente doveva essere la sala pranzo e una stanza abbastanza grande con molti scaffali ricchi di libri. Le stanze dovevano essere sicuramente ai piani superiori quindi presi l’ascensore. Scesi al primo piano notando che le stanze andavano dalla 1 alla 20 quindi tornai nell’ascensore per andare al secondo piano in cui avrei sicuramente trovato la mia stanza, la numero 40. Arrivai davanti alla mia porta e la aprii, era una stanza molto bella, spaziosa quanto basta e luminosa con un piccolo bagno. L’indispensabile direi. La stanza era disseminata di scatoloni e valige che avrei dovuto svuotare. A sinistra accanto ad un comodino, c’era un letto da una piazza e mezzo e a destra una piccola scrivania, uno scaffale vuoto in cui riporre i libri e un armadio. Sospirai e con il sorriso stampato in faccia scrutai ogni piccolo particolare di quella che sarebbe diventata la mia casa d’ora in poi. Non vedevo l’ora di personalizzare quella stanza con i miei colori, le mie foto, i miei libri, creare un posto tutto mio proprio come lo era la mia stanza.
Basta perder tempo Jen, c’è un bel po’ di lavoro da fare qui. Per quante cose mi ero dovuta portare dietro, era difficile anche solo muoversi liberamente in quella stanza; fortunatamente su ogni scatolone avevo avuto la brillante idea di scrivere cosa contenesse, così non mi sarei dannata a trovare l’occorrente. Iniziai ad aprire il primo scatolone, prima di tutto dovevo sistemare il letto per poterci dormire così tirai fuori uno dei miei copriletti preferiti di un bellissimo color pesca e sistemai il letto.
- Jen! - mi voltai di scatto sentendo pronunciare il mio nome. Era Derek che se ne stava appoggiato all’arco della porta della mia stanza con quel sorriso appena accennato in volto.
- D…Derek, ciao! - non riuscii a pronunciare altro se non quelle due minuscole parole che mi pesarono più di un intero discorso bloccato in gola. Rimasi in silenzio imbambolata a fissarlo con in mano una coperta che stavo per sistemare nell’armadio. Iniziai a sentirmi a disagio nel vederlo fissarmi a quel modo. Cretina, non avevo nemmeno richiuso la porta a chiave frettolosa com’ero di sistemare la stanza.
- Sei arrivata adesso vedo! - iniziò a guardarsi intorno entrando nella stanza e socchiudendo la porta.
- Si, stavo iniziando a sistemare le mie cose - sottolineai facendogli notare la coperta tra le mie mani.
- Hai bisogno di una mano? -
- N…no, grazie. - figuriamoci se gli avrei permesso di guardare le mie cose, compresi abiti e biancheria.
- La mia migliore amica arriverà fra un po’, mi ha detto che mi avrebbe aiutata. - precisai, non volevo farlo rimanere male per il mio rifiuto.
- Com’è andata la lezione di chitarra? - mi bloccai mentre ripiegavo la coperta nell’armadio. Si era ricordato che oggi avrei avuto lezione. Mi ritornò in mente la scena di quando mi dava lezioni, così, leggermente imbarazzata per quel ricordo, gli risposi:
- La professoressa mi ha consigliato di continuare ad esercitarmi costantemente. - ammisi.
- Quindi …non è andata molto bene?! Vuol dire che dovremo continuare ad esercitarci insieme e dovrò ancora darti qualche lezione - senza nemmeno accorgermene Derek mi si era avvicinato di spalle, posando le sue mani sui miei fianchi. Quel contatto così semplice mi dava i brividi e pensare che non avevo freddo per niente. Tum tum, tum tum, zitto tu. Si accorse della mia tensione e avvicinò il suo viso tra i miei capelli.
- Cosa c’è? Sei nervosa! - sussurrò flebilmente al mio orecchio; anche se non potevo vederlo dal tono della sua voce potevo immaginare il suo viso, probabilmente incorniciato da quel suo ghigno soddisfatto. Continuava a far diminuire drasticamente lo spazio tra noi, sentivo il calore del suo petto dietro la mia schiena. Non avevo la forza di girarmi e guardarlo, sapevo che non sarei mai riuscita a trovare la forza di non guardare i suoi occhi. Sembrò quasi capire la mia agitazione. Le sue mani dai miei fianchi salirono sulle mia braccia, portandomi lentamente a girarmi verso di lui. Solo quando fui completamente girata riuscii ad alzare gli occhi e guardarlo, i suoi occhi, così profondi e ricchi di mille significati nascosti ardevano riflessi nei miei.
- Jen… - il mio nome appena sussurrato in quel modo, non sembrava nemmeno il mio.
Tum tum, tum tum, tum tum. Si avvicinava lentamente verso di me e io senza nemmeno rendermene conto stavo indietreggiando cercando di prendere tempo e di aumentare la distanza tra noi. Non andò come speravo, indietreggiando misi il piede su qualcosa che mi fece perdere l’equilibrio e istintivamente per non cadere afferrai Derek per la maglia; inutilmente visto che trascinai anche lui con me. Atterrai sul morbido per fortuna, di schiena sul letto, il problema era che cadendo avevo anche trascinato Derek con me e ora si trovava proprio su di me,il suo viso a pochissimi centimetri dal mio viso. Rendendomi conto della situazione, cominciai ad agitarmi ancora di più mentre lui ad occhi prima sgranati e poi divertiti mi fissava. Maledizione, sono proprio un’idiota.
- Con calma, piccola - eccolo lì, proprio quello, il ghigno malefico con cui era solito sfottermi. Dannazione, ero sicura che a quelle parole fossi diventata bordeaux per l’imbarazzo. Piccola?Da quando in qua mi chiamava piccola?E cosa intendeva con : “Con calma piccola?Scherzava oppure credeva che io lo avessi fatto di proposito per finire in quella situazione? Iniziò a ridacchiare, dovevo essere proprio uno spasso. Ovviamente scherzava, era un pretesto per punzecchiarmi.
- Scemo, smettilaaa - iniziai a tirargli piccoli pugni sul petto e a scalciare come una bambina per farlo smettere di deridermi. Dopo pochi secondi bloccò le mie mani sul letto all’altezza della testa.
- Sei proprio pestifera - mi guardava ancora divertito.
- T…ti ricordo…c… che sei ancora sopra …di me - scostai lo sguardo totalmente imbarazzata .
- Grazie per avermelo ricordato - di scatto rigirai il viso per guardarlo, non aveva più quel sorrisetto, si era fatto serio, aveva quello sguardo profondo che riusciva a bloccarmi ogni volta. Guardandomi negli occhi, continuava ad avvicinare il suo viso al mio, potevo quasi sentire il suo respiro su di me.
Oh no, no no, maledetta boccaccia. Complimenti Jen, hai vinto il primo premio per l’isola degli idioti. Quando faceva così, quando mi guardava con quegli occhi non riuscivo a resistergli.
Tum tum, tum tum, tum tum, zitto tu, mi hai causato già un sacco di guai amico.
- Eccomi Jen, ho dovuto pre… - sarebbe caduto un silenzio tombale se non fosse stato per tutti i libri che la mia amica aveva riversato per terra sconvolta per la scena che aveva davanti. Io distesa sul letto con Derek su di me che mi blocca per i polsi mentre cerca di baciarmi. La faccia di Mary in quel momento era da oscar, bocca spalancata da cui poteva passarci un intero panino, occhi sgranati e mani sospese a mezz’aria dopo la caduta dei libri. Fantastico, l’arrivo al campus non poteva andare meglio. Derek lasciò i miei polsi e mi guardò sorridendo anche se probabilmente era frutto della mia immaginazione il vederlo leggermente imbarazzato. Scese dal letto e io ritornai a respirare regolarmente.
- Scusate, spero di non aver interrotto qualcosa! - Mary che si scusava dopo la sua faccia palesemente meravigliata era una cosa inimmaginabile.
- Tranquilla, non hai interrotto niente sfortunatamente - Derek si girò a guardarmi facendomi l’occhiolino e poi uscì dalla camera salutando con un cenno Mary che era rimasta di sasso davanti alla porta.

Continua…
 
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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 16:50
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27. Band


Due ore dopo, mentre ero in mensa bevendo la mia cioccolata calda sentii il cellulare trillare. Era un messaggio di Mary.
Incontriamoci davanti all’aula di canto. Abbiamo una band ^^
Mary ci era davvero riuscita, era unica. Quando si metteva qualcosa in testa non c’era verso di farle cambiare idea. Digitai in fretta la mia risposta.
Arrivo subito ^^
Arrivai davanti all’aula di canto notando Mary appoggiata al muro sorridente che mi aspettava.
- Eccomi, ero in mensa a bere una cioccolata calda. Allora? -
- Tutto okay. Ci siamo io, tu e altri tre componenti al momento. Ci manca un …CHITARRISTA! - notai la sottolineatura della parola chitarrista che uscì dalla bocca della mia amica molto lentamente mentre mi guardava in modo strano, quasi sorridendo.
- Ah. Ho capito. Immagino che dovrò trovare io il chitarrista giusto? - In ritardo, ma ci ero arrivata. Si riferiva a Derek ovviamente.
- Già. Ho pensato che avresti voluto chiederglielo tu. Sicuramente a lui farebbe più piacere. - mi fissava interrogativa come a sottolineare “Su muoviti, che ci fai ancora qui? Và a parlargli!”
- Okay vado a cercarlo. -
- Bene. Ci vediamo stasera alle 20.00 tutti nella tua stanza. -
- Okay. Augurami buona fortuna! - alla mia frase Mary alzò gli occhi al cielo e sorridendo rispose:
- Vai dal TUO chitarrista! Su, su. - evitai di rispondere a quella battutina e mi incamminai per il corridoio.
Far entrare Derek nella band?Deglutii al pensiero di averlo sempre in torno. Lui, lo stesso ragazzo che mi aveva baciata, che mi rendeva irrequieta, che mi stuzzicava e mi faceva impazzire. Avrei resistito all’esaurimento stando così a stretto contatto con lui?Averlo nella band avrebbe voluto dire stare con lui la maggior parte del tempo, vederlo tutti i giorni. Non che la sua presenza mi infastidisse, anzi, ma il solo pensiero di sentirmi come solo lui mi faceva sentire mi impediva di esserne felice al 100%. Dovevo finirla con le mie paranoie, Derek era bravissimo e doveva assolutamente partecipare a quel concorso. Sarebbe stato un reato il contrario. Suonava la chitarra da Dio e averlo nella band sarebbe stato un onore. Con quei pensieri nella testa, cercando di convincere me stessa, vagavo per la scuola con la speranza di trovarlo. “Quando vorrai vedermi saprai dove trovarmi”, le fatidiche parole che mi aveva detto quella volta. Avrei dovuto pensarci prima, ero sicurissima di trovarlo lì, nell’aiuola che tanto adorava. Camminai a passo veloce per la scuola e quando finalmente arrivai davanti all’aiuola lui era lì, seduto per terra ed appoggiato al tronco dell’albero ad occhi chiusi.
Presi un profondo respiro e poi lo chiamai.
- Derek! - il silenzio, nessuna risposta, nessun movimento o segno di vita.
- Derek! - provai a chiamarlo una seconda volta ma senza ottenere risposta. Iniziai a pensare che si fosse appisolato così mi avvicinai inginocchiandomi davanti a lui. Presi un’altra boccata di ossigeno, avevo bisogno di rifornirmi quando ero vicina a lui. Stava davvero dormendo, il suo viso era rilassato e il suo capo leggermente inclinato. Sembrava sereno e indifeso, il che era assurdo. Non riuscivo ad immaginare Derek così tranquillo, per me era come un bambinetto dispettoso a volte. Feci una smorfia. Quasi istintivamente mi avvicinai ed ebbi l’impulso di portare la mia mano all’altezza del suo viso per accarezzare gli zigomi del suo volto così rilassato. Senza nemmeno accorgermene le mie dita gli stavano accarezzando una guancia. Mi bloccai all’istante, ritirando la mano con uno scatto, quando i suoi occhi si aprirono iniziando a guardarmi in quel modo profondo e indagatore che solo lui era capace di fare. Mi sentivo proprio come una bambina beccata dalla madre con le mani nel sacchetto delle caramelle a cui era stato vietato di mangiarle. Arrosii sicuramente senza ombra di dubbio. Sul suo viso comparve il fantomatico sorrisetto che mi mandava in bestia e in quel momento capii.
- T...tu, facevi finta? Oh…ma dai!? - sbuffai, e io che lo avevo immaginato indifeso, era il solito!
Il suo sorrisetto si allargò maggiormente alla mia esclamazione. Era proprio un bambinone.
- Non sembravi dispiaciuta di accarezzarmi! - fece finta di tossire mentre io avevo spalancato i miei occhi verdi per fissarlo. Un battito di ciglia e me lo ritrovai molto più vicino mentre la sua mano accarezzava il mio viso, lasciando scie bollenti ad ogni suo passaggio sulla mia pelle. Gli afferrai la mano e la spostai dal mio viso, dovevo ritrovare la concentrazione per iniziare un discorso serio, il discorso per cui ero andata a cercarlo e che per qualche motivo era stato accantonato in una parte remota del mio cervello. Lui fece spallucce e posò entrambe le mani sul suolo per reggersi lasciandosi andare all’indietro con la schiena.
- Perché mi cercavi? - iniziò a guardarmi incuriosito.
Bella domanda, perché lo cercavo?Presi un respiro profondo e iniziai a parlargli del concorso.
- Hai sentito del concorso? -
- Si, certo! - perfetto, almeno non avrei dovuto spiegargli tutto il meccanismo. Sarebbe stato molto difficile per me in quel momento creare un discorso. Riuscivo a mala pena ad articolare in modo corretto una semplice frase senza balbettare come un idiota.
- Io…o meglio, la mia amica Mary …sta fondando una band per partecipare al concorso. Ti…andrebbe di unirti a noi? Abbiamo bisogno di un chitarrista. - mi sembrava di aver detto tutto nel modo migliore. Lui mi guardava in modo strano, mi sentivo abbastanza in imbarazzo.
- Ho rifiutato poco fa la stessa richiesta che mi ha fatto la tua amica! -
- La mia…amica? - non riuscivo a capire. Era stata Mary a chiedermi di venire a parlargli, perché mai lei avrebbe dovuto venire a chiederle quello per cui sarei venuta io.
- La tua amica bionda…Elena mi sembra! - spalancai gli occhi confusa e incredula.
- E…elena? - incrociai le braccia e iniziai a pensare confusa. Che Elena avesse tentato di creare una band, lo avrei immaginato ma che venisse a chiedere a Derek di entrare a farne parte no di certo. Mi stupii da sola dei miei pensieri, dopotutto perché mai non avrebbe dovuto chiederglielo? Era bravissimo e con un indiscutibile fascino anche se mi seccava ammetterlo, sarebbe stato logico volerlo nella band.
- Sei gelosa per caso? - rabbrividii nel sentirlo sussurrare al mio orecchio, così vicino al mio viso. Si era riavvicinato e troppo presa dai miei pensieri non me ne ero nemmeno accorta.
- N…no! - balbettai nervosamente. Cosa gli faceva pensare che potessi essere gelosa? Ritornò a distanza di sicurezza guardandomi con una strana espressione corrucciata. Che ci fosse rimasto male per la mia risposta negativa?
- Allora? - lo esortai a darmi una risposta.
- Perché dovrei accettare? Dammi un motivo per accettare! - incrociò le braccia guardandomi incuriosito. Cosa si aspettava che gli dicessi?
- Beh, il concorso come saprai è un ottima opportunità. Insomma, entrare in una band sarebbe positivo da molti punti di vista. Derek… tu…tu sei bravissimo, hai talento. Potresti avere un futuro come chitarrista professionista e il concorso è un’occasione d’oro! Alla nostra band manca un chitarrista e il posto è tuo se accetterai! - mi limitai a lodare le sue innumerevoli doti, non volevo di certo dargli un pretesto per fargli montare la testa, avrebbe pensato chissà cosa.
- Mh…non è una motivazione sufficiente. Ho rifiutato la richiesta della tua amica, perché dovrei accettare la tua? - quella risposta mi rattristò un po’. Era per il suo futuro di chitarrista che mi preoccupavo?
- P…perché hai rifiutato la sua proposta? - mi venne spontaneo chiederglielo. Abbassai gli occhi guardando il suolo per poi rincontrare i suoi. Forse la mia domanda lo aveva incuriosito parecchio, mi sembrò pensieroso. Accennò un sorriso prima di farmi avere un colpo al cuore.
- Allora facciamo un compromesso. Ci stai? - sembrava sicuro di sé.
- Mh, okay! Che compromesso? - ormai c’ero dentro con tutte le scarpe.
- Io entrerò a far parte della band e ti dirò perché non ho accettato la proposta della tua amica se tu…mi darai un bacio! -
- Si mi sembra un buon compromesso! Che cosaaa? Un bacio? - Mi uscì una vocina stridula alla fine della frase come se mi stessi per strozzare. La parola bacio arrivò in ritardo nel mio cervello ecco perché mi ero azzardata a dire che sembrava un buon compromesso. Stupida! Io avevo fatto la figura dell’idiota e lui se la spassava ridendo come un pazzo, forse non l’avevo mai visto in quello stato!
- Ormai hai accettato il compromesso! - annuì soddisfatto. La cosa che più mi faceva imbestialire era che aveva dannatamente ragione. Avrei dovuto aspettarmi qualcosa di losco da parte sua e rifiutare subito la sua proposta. Accidenti a me e alla mia ingenuità.
- Mi sembra un compromesso valido no? Tu avrai due premi, io solo uno. - ghignava bellamente e i suoi occhi che mi guardavano in quel modo mi facevano impazzire.
- Solo unooo? Derek mi stai chiedendo un bacio non un biglietto per una partita di football! - avevo i nervi a fior di pelle per la rabbia e l’imbarazzo, accidenti a lui!
- Avanti, ci siamo già baciati e non mi è sembrato affatto che tu te ne sia pentita! - no cioè, mi stava anche provocando?Strinsi i pugni per evitare di dar sfogo alla mia rabbia e riempirlo di pugni. In quel momento sarebbe stato l’ideale, liberatorio. Provava gusto nel farmi imbarazzare, quando ero con lui conoscevo lati di me nascosti anche a me stessa e pensare che non ero mai stata una ragazza violenta. Con Derek mi veniva naturale esserlo.
- Su avanti, fai quello che devi fare - questa volta volevo essere io a provocarlo e probabilmente ci ero riuscita visto il suo sguardo intenso a penetrarmi. La mia ipotesi andò in fumo ben presto vedendo comparire quel benedetto sorriso sul suo volto. Che aveva da ridere questa volta?
- No! - spalancai la bocca a quella affermazione. Come no? Che significa no?
- Sarai tu a baciarmi, io non muoverò un muscolo -
- Che? - Oh cavoli, questo era ancora peggio che farsi baciare, avrei dovuto avvicinarmi io e prendere l’iniziativa! Stavo per morire, lo sentivo. Non potevo crederci, sembrava di esser tornati alle elementari. Tutta la situazione era letteralmente ridicola.
- Non sarà un bacio completo…a meno che tu non lo voglia. Sarà un semplice bacio sulle labbra …come quella volta. - parlare con lui di baci era ancora più imbarazzante che darli o riceverli,soprattutto se parlandone mi guardava a quel modo provocante. Pensai a quella volta che proprio qui in questa aiuola gli ero quasi caduta addosso. Ricordavo benissimo il suo palese imbarazzo, evento più unico che raro. Voleva che lo baciassi io? Voleva rendermi ridicola, vedermi in imbarazzo? Bene, aveva trovato pane per i suoi denti. Questa volta lo avrei messo io in imbarazzo, una piccola vendetta per tutte le volte che mi aveva fatta sentire così. Lo avrei baciato, oh si, lo avrei fatto imbarazzare io questa volta.
Mi alzai sulle ginocchia e molto lentamente mi avvicinai a lui ancora seduto e appoggiato all’albero. I suoi occhi mi fissavano con una strana luce che mi rendeva ancora più irrequieta. Controllavano minuziosamente ogni mio movimento. Metterlo in imbarazzo, devo metterlo in imbarazzo. Devo solo posare le mie labbra sulle sue, cosa ci vuole? Continuavo a ripetermi il mio obiettivo mentre continuavo ad avvicinarmi sempre di più, arrivai con le ginocchia sul suolo tra le sue gambe e posai le mie mani sul suo torace per mantenermi e per imbarazzarlo, proprio come quella volta. Riuscii a notare un colorito più roseo del solito, stavo riuscendo nel mio intento?
- Okay, chiudi gli occhi. - lo aveva fatto davvero. Stava davvero aspettando che lo baciassi, deglutii quando lui sussurrò:
- E’ per questo che ho rifiutato! - corrucciai la fronte cercando di capire a che cosa si stesse riferendo. Voleva dire che aveva rifiutato la proposta di Elena aspettando che io gli chiedessi di entrare nella mia band? Voleva dire che aveva fatto tutto questo perché voleva che io lo baciassi?
In preda a quei pensieri, chiusi gli occhi e d’impeto posai le mie labbra sulle sue accarezzandole prima delicatamente e poi più freneticamente. Quasi avevo dimenticato quel contatto surreale e quella sensazione profonda che mi travolgeva quando ero a così stretto contatto con lui. Le sue labbra morbide, il suo caldo respiro sul mio viso. Mi staccai per guardare ancora una volta il suo viso, approfittando del fatto che non potesse vedermi per via dei suoi occhi ancora chiusi . Notando il mio distacco riaprì gli occhi fissandomi profondamente. Una strana sensazione ricca di sfaccettature mista a euforia mi portarono inconsapevolmente a ribaciarlo e ad impossessarmi nuovamente delle sue labbra, questa volta con più trasporto. Avrei potuto benissimo fermarmi quando mi ero staccata da lui ma non ci ero riuscita, qualcosa dentro di me mi aveva riportato a baciarlo, quasi come se le sue labbra fossero state una necessità. I suoi occhi, non riuscivo a resistergli, avevano uno strano potere su di me. Dove era finito il gioco? Quando era iniziato questo profondo e reale trasporto? Volevo baciarlo, ormai ne ero consapevole e lui non mi aveva di certo rifiutata! Quel bacio era totalmente differente dal nostro primo bacio, non era un bacio appena accennato, era profondo, passionale. Le sue labbra si muovevano freneticamente almeno quanto le mie. Portai una mano tra i suoi capelli, così morbidi e setosi, accarezzandoli mentre continuavo a baciarlo e mille sensazioni diverse si facevano spazio dentro me. Al diavolo il compromesso, lui mi stringeva a sé, le sue mani che mi accarezzavano la schiena mi provocavano una sensazione indescrivibile, ogni strato della mia pelle era percorso da brividi. Sentirmi così, indifesa tra le sue braccia mi rendeva irrequieta ma allo stesso tempo non avrei mai più voluto staccarmi da quell’abbraccio. Tra le sue braccia mi sentivo al sicuro, mi sentivo diversa e la cosa mi spaventava.
- Jen…- il mio nome sussurrato in quel modo, così sensuale dalle sue labbra mi faceva impazzire.
- Jen! - questa volta il mio nome era stato gridato in un modo quasi assordante. - Oh mio Dio! - mi staccai da Derek guardandolo in faccia,che a sua volta mi guardava sorridendo, questa volta non era stato lui a sussurrare il mio nome. Mi girai di scatto e vidi Mary accanto all’aiuola mezza sconvolta.
- Non è possibile! Scusatemi ma ho sono io ad avere poteri sovrannaturali per scegliere sempre il momento… giusto e beccarvi in questo …- si schiarì la voce - …stato…o siete voi che ve ne state sempre appiccicati! - parlava sconcertata per la visione che aveva davanti. Riacquistai un po’ di lucidità solo ritornando a fissare Derek. Oh mio Dio, gli stavo ancora praticamente addosso. Era logica la reazione di Mary, aveva appena visto la sua migliore amica timida e riservata incollata a Derek come una sanguisuga e per di più la situazione era poco inequivocabile, ero stata io a baciare lui e non viceversa. Derek era seduto per terra e io ero incollata a lui, appoggiata a lui, aggrappata a lui. Merda, Mary non poteva scegliere momento peggiore per cercarmi e per di più era già la seconda volta nel giro di due giorni. Sapevo di avere iella ma ultimamente avrei proprio dovuto farmi scomunicare.
Di scatto mi allontanai da lui, quasi rischiando di cadere sul suolo bruscamente. Non potevo credere a cosa era successo, avevo baciato Derek, IO e non mi ero limitata a quello. L’imbarazzo stava tornando, conscia della figuraccia e delle mie azioni. Come era potuto succedere? Baciandolo mi ero annullata, incapace di pensare sensatamente, mossa dal mio cuore che mi martellava in petto e non dal mio cervello, di quello non ne era rimasta traccia. Me ne stavo li, ferma davanti a lui che mi guardava, probabilmente studiandomi mentre io pensavo a cosa era appena successo. Sentivo il fuoco sulle mie guance, l’imbarazzo totale. Chissà cosa stava pensando esattamente di me in quel preciso istante.
Mi alzai di scatto. Ero troppo imbarazzata, mi sarei sotterrata con le mie mani da sola se solo avessi potuto.
- Vieni s…stasera, nella mia stanza, alle 20.00 - mi guardava stupito, solo dopo capii che avevo appena pronunciato una frase che poteva avere significati nascosti e mi affettai ad aggiungere ancora più imbarazzata - c’è la prima riunione della band. A…stasera! - balbettai tutto alla svelta per poi dileguarmi tirando Mary per un gomito.

Continua…
 
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CAT_IMG Posted on 7/12/2011, 13:44
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28. Una serata ricca di emozioni pt.1


Il cuore mi batteva ancora all’impazzata, stavo sudando freddo e sentivo dentro di me una strana inquietudine, nonostante ormai fossimo arrivate al campus e entrate da cinque minuti abbondanti nella mia camera. Mary che avevo trascinato con me, si era seduta sul letto a braccia incrociate, mentre io come una pazza isterica stavo consumando il pavimento per la mia ripetuta “passeggiata schizofrenica”. Non riuscivo a capire cosa fosse successo. Non che baciare Derek fosse stata una tragedia ma era assurdo il fatto che non riuscivo più a riconoscere me stessa per via di quel bacio. Ero totalmente sfuggita dalla razionalità, quella che mi aveva sempre accompagnata, almeno prima di conoscere Derek. Perdere il controllo per me era come fare un salto nel vuoto, una cosa che mette paura, una cosa nuova. Non riuscivo a capacitarmene.
- Jen, la smetti di gironzolare per tutta la stanza? Calmati! - Mary mi invogliò a tranquillizzarmi e a sedermi. Come se fosse facile. Presi la sedia della scrivania e mi sedetti proprio davanti a lei, chiusi gli occhi e presi un profondo respiro per far attenuare i battiti del mio cuore.
- Ok ora per favore, raccontami tutto NEI MINIMI DETTAGLI! Ti supplico amica mia, evita di dire stronzate come : “non sò cosa provo, Derek mi mette in crisi, Derek mi ha baciato…perché quello che ho visto con i miei occhi è tutt’altro”. - Mary sembrava davvero incuriosita di sentire la mia versione dei fatti e questa volta aveva ragione, Derek in quel che aveva visto c’entrava poco e niente. Ero stata io a baciarlo, ma non era tanto il fatto che io lo avessi baciato perché almeno quella era stata una conseguenza del suo assurdo compromesso, il fatto era come l’avevo baciato. Mi imbarazzai solamente a ripensare a quel momento.
Gli raccontai tutto nei minimi dettagli, come mi aveva chiesto lei. Non era stato per niente facile raccontarle tutto, soprattutto perché provavo un certo imbarazzo ripensando a cosa avevo fatto. Durante tutto il racconto Mary mi ascoltava assetata di informazioni, con occhi sgranati e dita che tamburellavano sulle sue ginocchia.
- Ah, ho capito. Amica mia ti sei fatta fregare! Anche se il ragazzo ci sa fare davvero. Dirti quelle cose, prima che tu lo baciassi. In un certo senso hanno contribuito sul tuo MODO di baciarlo. - annuì alle sue stesse parole. In effetti aveva ragione, pensare che Derek avesse rinunciato alla richiesta di Elena per me, mi aveva lusingata, mi aveva portato a pensare che ci tenesse a formare una band con me. Avevo pensato anche che tutta la storia di quel giochino senza senso, fosse stata tutta solo una montatura per ricevere un mio bacio. Che ci tenesse davvero.
- Quindi, ora la domanda è …tu ? - aggiunse, incoraggiandomi a dar voce alle mie sensazioni.
- I…io, sono… irrimediabilmente attratta da lui. Questo è poco ma sicuro. Quando mi è così vicino non capisco più niente, quando mi guarda con quegli occhi perdo ogni briciolo di lucidità. Mi sento andare a fuoco, inizio a tremare e non riesco più ad articolare una frase senza balbettare. Ho paura che se mi baciasse, non riuscirei più a controllarmi. Sono un caso perso vero? Dio Mary, come faccio a stare con lui e comportarmi come una persona normale e non come un’assatanata? Questa parte di me mi fa paura. Non avevo mai provato una cosa del genere prima di mezz’ora fa.Mi conosci da anni, sai come sono fatta, timida, introversa e imbranata, dovendomi descrivere con tre parole. Quando sono con lui non mi riconosco più. Mary io non credo di riuscire a sopportare, senza impazzire, la presenza di Derek nella band. Davvero io … -
- ma lei mi interruppe prima che potessi terminare il mio discorso.
- Okay calma, tranquilla stai andando in escandescenza. Immagino quello che dici, ma …Jen devi farlo per il bene della band, per il tuo futuro. Vuoi un mio parere? - detto così sembrava facile ma sapevo benissimo che sarebbe stato un’inferno.
- Si, certo! -
- Quella che provi per lui non è solo attrazione. Tu sei innamorata persa. Sei senza speranze ormai! - scrollava la testa per sottolineare che ormai non c’era più niente da fare. Secondo lei ormai ero un burattino nelle sue mani?
- No! No…no…no. Non può essere. Sicuramente è solo attrazione. Ne sono sicura! - Più che convincere Mary, stavo cercando di convincere me stessa in realtà, anche se non volevo ammetterlo.
- Se lo dici tu - fece spallucce non pienamente convinta della mia affermazione.
- Ehm…Jen! Scusa…credo di aver sbagliato a non pensarci e dirtelo prima. - Mary si rigirava i pollici pensierosa.
- Cosa? - sparai. Ormai non poteva andare peggio di così, o si?
- Anche …Josh fa parte della band! - spalancai gli occhi e al suo nome brividi di terrore percorsero la mia schiena. Al peggio non c’era mai fine a quanto pare. Non che non volessi Josh nella band anzi, contro di lui non avevo nulla ed era un mio caro amico ma se già dovevo preoccuparmi della presenza di Derek, ora dovevo preoccuparmi anche di Josh. Quei due sembravano avere un’antipatia naturale l’uno per l’altro. Deglutii al pensiero di quel che mi o meglio ci attendeva. Riuscivano a mala pena ad avere un rapporto civile senza calcolarsi quando si trovavano in uno spazio enorme come l’accademia, come avrebbero fatto a stare a stretto contatto nella mia stanza e a cercare di andare d’accordo se dovevano suonare INSIEME nella stessa band?
Mi portai le mani tra i capelli quasi a volermeli strappare.
- Mary, sai che sarà un disastro, vero? Stai pensando quello che sto penso io? -
- Si, hai ragione! Quei due dovranno imparare ad andare d’accordo o dovranno vedersela con me! - Mary sembrava decisa, come una pronta a picchiare qualora ce ne fosse stato bisogno. Non riuscii a trattenere una risata per la sua espressione.
- Ora vado, ci vediamo stasera per la riunione. - Mi abbracciò per poi uscire dalla stanza. Chiusi la porta e guardai la sveglia sul comodino. Erano le 18.00 quindi in attesa della famosa, per non dire “catastrofica” riunione, mi decisi a fare una doccia calda. Avevo bisogno di rilassarmi. Subito dopo mi preparai, indossando una semplice e comoda tuta, pronta a ricevere i membri della band. Mangiai un panino con la cotoletta che avevo preso in mensa. Avevo fame, più del solito quando ero nervosa. Avevo appena finito di mangiare quando sentii bussare alla porta.
Guardai la sveglia che segnava le 20.00 in punto così pensai che sicuramente era qualcuno del gruppo. Mi avvicinai alla porta e aprii trovandomi davanti Mary con una ragazza, sicuramente un membro della band.
- Ciao ragazze! Entrate pure. - Mary neanche fosse la sua stanza si accomodò sul letto mentre la ragazza sconosciuta mi guardava sorridente.
- Piacere io sono Jen! - gli porsi la mano e lei si presentò a sua volta.
- Piacere mio, io sono Samantha, Sam per gli amici. -ricambiò il mio saluto sorridendomi cordialmente. Era una ragazza molto carina, con lunghi capelli neri, raccolti in una coda in cui spiccava una evidente ciocca rossa. Aveva gli occhi a mandorla e una pelle bronzea, io l’avrei paragonata tranquillamente a Pocahontas, la protagonista dei film di animazione che guardavo da bambina. Era minuta, esile ma davvero una bella ragazza.
- Accomodati pure Sam. - sorrise e prese posto accanto a Mary. Mi avvicinai anche io e iniziammo a fare quattro chiacchiere in attesa degli altri. In quei pochi minuti di conversazione scoprii che Sam era davvero spiritosa, aveva un carattere forte e deciso, almeno quanto quello di Mary. Lei suonava la chitarra classica in particolare, però sapeva suonare anche altri strumenti, il che in caso di necessità sarebbe stato un bene.

28. Una serata ricca di emozioni pt.2


- Wow sai suonare la chitarra. Amo quello strumento anche se sono ancora praticamente una frana. Derek - mi morsi la lingua maledicendomi per i miei pensieri, stavo ripensando a quel giorno a casa mia dove tutto aveva avuto inizio. - ... ha cercato di insegnarmi qualcosa ma sono ancora ai livelli base! - aggiunsi poi con voce tremante per terminare la frase.
- Derek? - Sam non lo conosceva ancora quindi ovviamente non sapeva di chi stessi parlando. Vidi Mary scuotere la testa, sicuramente aveva capito a cosa pensavo in quel momento.
- Si Derek, è un altro componente del gruppo. Chitarrista anche lui - Mary sorrideva parlando di lui e guardando me, così ovviamente Sam guardava Mary e poi passava alla mia faccia.
- E’ un CARO amico di Jen! - aggiunse poi, sottolineando la parola “caro”. Okay, la serata non poteva cominciare nel modo migliore.
- Ahh, capisco! - l’esclamazione di Sam portò il mio palese imbarazzo ad un livello superiore.
- No, non è come credi! - agitai le mani nervosa, sicuramente Sam aveva pensato che tra me e Derek ci fosse qualcosa.
- Si certo! - Sam guardò Mary e sghignazzarono entrambe. Ma che bello, ci mancava solo la coalizione tra loro due. I sorrisi vennero interrotti da qualcuno che bussò alla porta. Mi alzai ed andai ad aprire. Mi ritrovai davanti un Josh abbagliante come sempre e me lo ritrovai addosso appena aprii la porta, in un abbraccio quasi soffocante e stritolatore. Solo dopo alcuni secondi mi accorsi della presenza di un altro ragazzo.
- Entrate pure ragazzi! -
- E’ lui Derek? - Mentre richiudevo la porta sentii Sam che chiedeva a Mary del ragazzo che mi aveva abbracciata. Per poco richiudendo la porta non rischiai di richiudermi anche le dita e fare una delle mie solite figuracce. Riuscii a salvarmi le dita ma la porta emise un tonfo che fece zittire tutti, tranne Mary che sentivo sghignazzare alle mie spalle. Sam aveva probabilmente scambiato Josh per Derek. Per fortuna, Josh non lo aveva sentito visto che guardava verso di me e scambiava due parole con il ragazzo che lo accompagnava.
- Siediti pure Josh. - Il ragazzo sconosciuto invece si guardava intorno, solo quando si accorse che lo stavo guardando mi prestò un po’ di attenzione.
- Oh scusa, io sono Michael ma chiamami pure Mike - si presentò e io ricambiai. Sembrava un ragazzo semplice, aveva un fisico nella norma, capelli neri e occhi azzurri. Era davvero carino anche lui. Se ne stava appoggiato all’entrata con le mani nelle tasche dei Jeans scrutando la mia stanza e le ragazze visto che Josh lo aveva già conosciuto.
- Vieni Mike ti presento le ragazze, Josh lo hai già conosciuto. - gli sorrisi e gli indicai di sedersi.
- Lei è Sam, suona la chitarra, lei è Mary e suona la tastiera. Josh a quanto ho capito lo conosci già, lui suona la batteria io invece canto. -
- Piacere ragazze - strinse la mano a entrambe e si presentò. Mike suonava il basso. Iniziarono a chiacchierare quando qualcuno che io conoscevo bene bussò alla porta. Si zittirono tutti.
- Aspettiamo qualcun altro? - chiese Mike al gruppo. Stavo iniziando a sentire l’agitazione, in quel momento avrei voluto correre in bagno per nascondermi e lasciare a qualcun altro il compito di aprire la porta.
- Si il nostro chitarrista! - In quel momento Sam e Mary si scambiarono uno sguardo di complicità, Mike rimase tranquillo curioso di conoscere il nuovo membro probabilmente mentre Josh mi guarda in modo strano.
- Il…- aveva iniziato una frase guardandomi dritta negli occhi per poi farla rimanere in sospeso quando mi voltai e mi avvicinai per aprire alla porta. Sospirai e aprii. Era lui come tutti avevamo pensato. Non poteva arrivare con gli altri? Sarebbe stato probabilmente meno imbarazzante per me. Era lì davanti alla mia porta, con le mani nei jeans, bello come sempre, con quel sorrisetto che sembrava solo e sempre riservato a me e il mio cuore aveva iniziato a battermi come impazzito ancora prima che i miei occhi potessero incontrare i suoi.
- C…ciao. - l’unica cosa che riuscii a dire quando finalmente guardai il suo viso.
- Ciao …Jen! - il mio cuore perse un battito quando sentii il mio nome pronunciato da lui, in quel modo e con quel sorriso, ricordando come era stato pronunciato dalle sue labbra quando lo avevo baciato quella mattina. Chiusi la porta dopo il suo ingresso nella stanza. Ci avvicinammo entrambi al gruppo.
- Ah, il chitarrista! - notai una certa acidità nel tono di voce di Josh, sembrava seccato. I due si scambiarono uno sguardo agghiacciante.
- Ragazzi, lui è Derek, l’ultimo componente della nostra band. Derek suona la chitarra. - era al mio fianco e mi voltai per guardarlo dopo la mia presentazione. Incontrai i suoi occhi e di scatto imbarazzata mi rivoltai per continuare le presentazioni.
- Derek loro sono Samantha, Michael, Josh e Mary che già conosci. - deglutii e Mary lo guardò ridacchiando.
- Si, abbiamo già avuto modo di conoscerci. - alludeva sicuramente alle volte in cui ci aveva beccati in atteggiamenti intimi, infatti, Derek si voltò verso di me quasi sorridendo e poi tornò a guardare Mary. A fine serata Mary avrebbe dovuto supplicarmi per non ammazzarla. Si divertiva lei.
- Già, ma non abbiamo mai avuto tempo di fermarci a chiacchierare. Eravamo un po’ occupati! - Ci mancava giusto Derek a peggiorare la situazione. Mary continuava a sghignazzare mentre io avrei voluto sprofondare per l’imbarazzo e picchiare entrambi seduta stante. Vedevo le facce degli altri leggermente sconvolte con enormi punti interrogativi scaturiti sicuramente da quella affermazione fraintendibile che Derek aveva appena esternato. Accidenti a lui! Josh mi guardava serio, quasi rabbioso oserei dire, visto le sue sopracciglia corrucciate e la sua tensione.
- Derek prese posto sedendosi sulla sedia della scrivania davanti al letto, l’ultimo posto disponibile in quella piccola stanza, proprio dove ero seduta io prima del suo arrivo. Gli altri quattro avevano occupato tutto il mio letto e io iniziai a guardarmi in torno per trovare un posto alternativo per sedermi quando due mani mi afferrarono per i fianchi trascinandomi all’indietro.
- Siediti qui, non ci sono più posti. - Non ci potevo credere, Derek mi aveva afferrata e mi aveva fatta sedere in braccio a lui su una gamba. Mi tratteneva con una mano sul fianco mentre l’altra era posata sul suo ginocchio. Ogni volta mi lasciava incredula per i suoi atteggiamenti, i suoi gesti. Era pazzesco. Sentivo il suo respiro dietro la mia nuca e ancora peggio, sentivo gli occhi di tutti su di noi, specialmente quelli infuocati di Josh. Se mi concentravo su di lui potevo vederci uscire le scintille. Pessimo, davvero pessimo, il mio autocontrollo stava già andando a farsi benedire, ero agitata e sentivo parecchio caldo. Potevo dare la colpa di questo alla stanza stretta e troppo piena di gente ma sapevo benissimo che era Derek a farmi quell’effetto.
- Ma dai… peso! - mi voltai verso il suo viso ritrovandomelo troppo vicino. Con quella scusa banalissima potevo cercare di alzarmi e fuggire da quella situazione imbarazzante ma prima ancora che potessi alzarmi definitivamente la sua presa sul mio fianco si fece più salda.
- Tu pesi? Ma se sei leggera come uno scricciolo! - mi diete un buffetto con l’indice sul naso sorridendo divertito. Chiusi gli occhi a quel contatto e un brivido percorse la mia schiena. Lo guardai negli occhi e probabilmente arrossii come una bambina. Sentivo il viso in fiamme. Certo che stavamo dando spettacolo. Mary ormai guardava la scena divertita. Con gli occhi le feci segno sperando che mi capisse e per fortuna recepì il messaggio cercando di alleggerire l’atmosfera.
- Bene ragazzi, allora ci siamo. Siamo una band. Il lavoro più duro viene ora. Dobbiamo collaborare, ANDARE D’ACCORDO, essere affiatati, un vero gruppo e solo allora potremo ritenerci una vera band. Dobbiamo mettercela tutta se vogliamo andare a New York. - Brava Mary, sembrava proprio un leader. Era riuscita a catturare l’attenzione di tutti senza problemi, per mia fortuna. Io invece non riuscivo a rilassarmi con Derek che ogni tanto, tra un discorso e l’altro giocherellava con i miei capelli, disegnava cerchi concentrici con le dita sulla mia gamba e Josh che ci lanciava occhiatacce inceneritrici. Più volte gli lanciavo gomitate nello stomaco che sembravano più carezze innocenti a dir la verità, ma niente, era peggio di un bambino. IRRECUPERABILE! L’unica reazione che le mie gomitate gli lasciavano erano attacchi di sorrisi. Uno meglio dell’altro anche.
Erano già passate due ore e in quel tempo avevamo parlato del concorso e ci eravamo conosciuti un po’ meglio tra una risata e l’altra. Mike era davvero uno spasso, ogni tanto le sue battute mandavano tutti in modalità iena e fermarsi era difficile, quasi impossibile. Mary sembrava aver legato molto con Sam, aveva passato la maggior parte del tempo a scambiarsi chiacchiere sottovoce con lei. Quella ragazza era stata simpaticissima da subito anche a me, sembrava un tipo molto affidabile.
- Ragazzi, direi che per provare qui nella stanza della povera Jen è impossibile. Dovremo trovare un posto alternativo. - Sam, quella santa ragazza, lo avevo detto io che era in gamba. L’avevo guardata annuendo e lei mi sorrideva di rimando.
- Si infatti, dobbiamo cercare un posto più consono per provare. Un posto in cui poter suonare senza problemi. - aggiunse Mike concordando con Sam.
- Mh, avete ragione, dobbiamo pensare. Certo abbiamo tempo, visto che le selezioni saranno a metà anno ma meglio non adagiarci sugli allori. Proposte? - aveva concluso Mary, lasciando tutti in religioso silenzio a pensare.
- Mh…io avrei un’idea. Ci sono dei pro e dei contro però. - Tutti mi guardarono incuriositi.
- E’ quello che sto pensando io? - Derek probabilmente aveva capito a cosa mi stessi riferendo. Lo guardai e annuii in imbarazzo visto che era stato lì che mi aveva baciata per la prima volta. Lui sorrise divertito alla mia reazione probabilmente perché anche lui pensava a quello che stavo pensando anche io.
- Allora voi due, volete tenerci per molto sulle spine? - Mike ci esortò a parlare. Josh invece continuava a guardarci in cagnesco come se fosse geloso della confidenza tra me e Derek.
- Io ho un garage insonorizzato in cui cantavo e suonavo. Ultimamente non lo uso da parecchio tempo. E’ spazioso, ci andrebbero tutti i nostri strumenti, però…è parecchio distante da qui se non si ha un mezzo per arrivarci. Io venivo in accademia con la metro ed era terribilmente stressante. -spiegai la mia idea.
- Perfetto, non ci sarebbero problemi, io ho la macchina. Potremmo andarci insieme. - Mike aveva salvato la maggior parte di noi dal problema di come arrivare al garage.
- Sarebbe fantastico! - esclamò Mary imbarazzandosi leggermente quando Mike la guardò sorridendo. Qualcosa mi diceva che quei due si piacessero. Non avevo mai visto Mary ammutolirsi in quel modo.
- La macchina però può trasportare quattro passeggeri oltre al conducente. Noi siamo sei. - avevo fatto la scoperta dell’acqua calda ma era inevitabile che qualcuno rimanesse a piedi.
- Io ho la moto!Io e te ci andiamo insieme e risolviamo il problema. - ecco Derek con la soluzione pronta e il sorrisetto furbo stampato sulla faccia. Ultimamente lo vedevo sorridere più spesso e di gusto e la cosa faceva sorridere anche me.
- Okay, problema risolto allora. - gli altri annuivano soddisfatti mentre Josh sembrava voler scoppiare da un momento all’altro come una pentola a vapore. Mi guardò negli occhi con espressione di disappunto per poi alzarsi di scatto.
- Devo andare in bagno…- lo guardai mentre si dirigeva verso il bagno e mi sembrò di sentire qualcosa uscire dalle sue labbra: -a vomitare! -
Che fosse infastidito nel vedermi in braccio a Derek? Che fosse innervosito a causa di Derek o chissà da quella che poteva sembrare complicità tra di noi?Mi dispiaceva vederlo così infastidito ma cosa potevo fare?
Josh tornò nella stanza dopo cinque minuti, sedendosi al suo posto quando Mary ebbe la grandiosa idea di fare una proposta al gruppo.
- Ragazzi, secondo me dovremmo scambiarci i numeri di cellulare così per ogni evenienza potremo contattarci -
- Ottima idea - Mike aveva esternato il suo consenso come tutti gli altri e dopo pochi minuti tutti iniziarono a scambiarsi i numeri di cellulare.
- Hai qui il cellulare? - la voce di Derek dietro al mio orecchio mi fece sobbalzare, annuii timidamente e presi il cellulare dalla tasca della mia tuta.
- Ecco il mio numero! - sorridente prese il mio cellulare e inserì il suo numero nella mia rubrica.
- Ecco fatto, fammi uno squillo che memorizzo il tuo! - feci come mi aveva detto. Quando mi voltai verso il resto del gruppo per memorizzare gli altri numeri, mi ritrovai davanti Josh con un sorrisetto malizioso che non gli avevo mai visto in viso.
- Jen tu hai già il mio numero! - non so perché ma dicendo quella frase mi sembrò di poter cogliere una frecciatina nei confronti di Derek. Non potevo essermela immaginata, era passato dal guardare me, al guardare Derek con un sorrisetto storto e provocatorio. “Tiè beccati questa, io avevo già il suo numero e tu no! ”Non so perché ma il mio cervello continuava a pensare questo di quel gesto
- Tieni. - porse a Derek un bigliettino di carta dove probabilmente c’era il suo numero e poi tornò a sedersi accanto a Mike.
Guardai Derek spaesata, mi sembrava più serio del solito. Cercai di capire a cosa stesse pensando ma non me ne diede l’opportunità evitando palesemente il mio sguardo nonostante gli fossi seduta in braccio. Sentivo solo la presa della sua mano sul mio fianco intensificarsi. Sbuffai silenziosamente, tutta quella situazione rendeva l’aria insopportabilmente esplosiva. Poco dopo inserii nella rubrica del mio cellulare anche i numeri di Sam e Mike che gentilmente mi si erano avvicinati per darmi modo di memorizzarli. Anche volendo non avrei potuto alzarmi per via della presa stritolante di Derek. Era rimasto in silenzio per tutto il resto del tempo, guardandomi di soppiatto quando pensava che fossi distratta dagli altri e non lo guardavo e guardando nella direzione di Josh che a sua volta guardava me. La situazione mi stava letteralmente facendo impazzire, mi sentivo come il giocattolino conteso all’asilo, non mi piaceva per niente. Quando finalmente arrivarono le 22.00 iniziarono i saluti. Era ora che tutti tornassero nelle proprie stanze, solo allora mi alzai e Derek lasciò la presa. Mi si erano quasi addormentate le gambe, intorpidite per la tensione.
- E’ ora di restituire la stanza alla povera Jen! - Mike mi guardava sorridente e io sorrisi di rimando.
- Ci vediamo ragazzi - Salutai Mike e Josh e dopo alcuni minuti anche Mary che aveva l’aria di chi avrebbe voluto parlarmi o sarebbe esplosa.
- Domani mattina non hai scampo! - mi salutò con un abbraccio e un sorrisetto malizioso sulle labbra. Mentre Sam sistemava il cellulare e un libro nella borsa, guardai Derek avvicinarsi titubante, aveva le mani nelle tasche dei jeans e mi guardava silenzioso, mentre io davanti alla porta in attesa che anche lui e Sam uscissero dalla stanza, ero intenta a torturare la maniglia della porta. Sentivo una strana agitazione invadermi senza motivo.
- C…ciao - lo salutai prima che uscisse dalla stanza mentre lui guardandomi negli occhi finalmente , dopo avermi evitata per il resto della sera, l’ultima mezz’ora almeno, si limitò a sorridermi. Quel sorriso mi colpì più di mille parole. Era incredibile l’effetto che mi faceva ogni volta, eppure, ormai avrei dovuto essere abituata al suo comportamento. Dopo di lui anche Sam mi salutò augurandomi la buona notte con un caloroso sorriso. Chiusi la porta e stanca per la giornata stressante sistemai la stanza prima di andare a dormire. Indossai il mio pigiama verde con le farfalle e legai i capelli. Aprii il letto, spensi la luce della stanza e accesi l’abat-jour sul comodino, quando sentii bussare alla porta. Mi guardai intorno spaesata, erano appena passati dieci minuti da quando i ragazzi erano andati via. Chi poteva essere a quell’ora? Titubante mi avvicinai alla porta.
- Jen! - avrei riconosciuto quella voce tra mille anche se sembrava piuttosto agitata, era Derek.
- Derek!? - diedi voce ai miei pensieri aspettando di ricevere una conferma.
- Apri …ho dimenticato una cosa! - Cosa aveva dimenticato?Ero in già in pigiama era il caso di farlo entrare nella stanza? Indossavo un semplice pigiama dopotutto, non avevo motivo di preoccuparmi. Aprii la porta senza nemmeno avere il tempo di richiuderla che Derek entrò nella stanza velocemente dandomi le spalle. Ero rimasta accanto alla porta a guardarlo, stranita e pensierosa.
- Derek, cos’hai dimenticato? - lo vidi serrare i pugni lungo i fianchi e quando finalmente si girò a guardarmi, non capii più nulla. Mi si era avvicinato di scatto, le sue labbra d’impeto sulle mie e mi ritrovai a baciarlo rinchiusa e catturata dalle sue braccia e dalle sue labbra in una danza senza fine, incatenata tra il suo torace e la parete a cui ormai ero appoggiata. Invasa dal suo profumo e dai suoi respiri spezzati, dal mio cuore impazzito e martellante di cui riuscivo a percepire ogni più flebile sussulto. Non c’era un minimo invito da parte del mio cervello, non un piccolo segnale di razionalità che mi portassero a respingerlo o a non contribuire a quel bacio, anzi ogni minima particella del mio corpo, ogni brivido che percorreva la mia pelle, ogni sussulto, gridava il contrario, lo volevo anche io. Non avevo fatto altro che pensare al bacio di quella mattina e ne volevo ancora e ancora. Le sue mani sui miei fianchi mi accarezzavano, potevo sentirne il bollente passaggio nonostante la spessa stoffa del pigiama. Le mie braccia intorno al suo collo, la mia mano tra i suoi capelli decisa ad attirarlo ancora più a me. Ormai non aveva senso interrompere ciò che in realtà volevo con tutta me stessa. Un’emozione grandissima, incontrollabile nasceva dentro di me. Sentivo il suo fiato corto, il battito del suo cuore mi pulsava nelle orecchie o forse era solo la mia immaginazione.
- Avevo dimenticato questo! - sussurrò lentamente sulle mie labbra investendomi con il suo caldo respiro. Come ipnotizzata dal suo sguardo profondo, iniziai ad accarezzargli delicatamente il viso, la fronte e le sue labbra che leggermente incurvate mi sorridevano. Al mio tocco lo sentii rabbrividire, forse avevo le mani gelate e gli stavo trasmettendo gli stessi brividi che percorrevano la mia pelle da quando aveva messo piede nella mia stanza. Le sue mani non si erano spostate dai miei fianchi, mi trattenevano saldamente, quasi come se avesse paura che potessi fuggire da un momento all’altro. Mi alzai in punta di piedi e riportando le braccia dietro il suo collo, quasi aggrappandomi, tornai a sfiorare le sue labbra lentamente. Si staccò dalle mie labbra per posarle sul mio collo appena sotto il mio orecchio. Quel contatto mi fece rabbrividire.
- Non sai cosa ho passato questa sera. Ho dovuto desistere tutto il tempo per trattenermi dal baciarti. - lo guardai negli occhi sbalordita ma allo stesso tempo felice per quello che avevo appena sentito.
- Quel Josh. Non sopportavo i suoi occhi su di te. Stavo per impazzire e prenderlo a calci. - ero sempre più sconcertata. Derek era geloso di me? Impossibile, aveva solo una certa rivalità con Josh. Solo pensare che potesse essere minimamente geloso di me mi lusingava, mi rendeva felice.
- Ah …sii? - lo stuzzicai e in risposta riuscii a scatenare il suo sorriso sghembo. Mi baciò dolcemente ancora una volta. Ormai avevamo perso il conto.
- Ora è meglio se vado piccola, non vorrei saltarti addosso - saltarmi addosso?Piccola?L’imbarazzo tornò a farsi sentire. Lo guardai timidamente e interrogativa.
- Si, sei dannatamente sexy con quel pigiamone farfalloso! - sghignazzava e mi prendeva in giro come al solito. Mettermi in imbarazzo era il suo hobby preferito. Gli tirai una gomitata molto poco elegante che lo fece divertire ancora di più.
Si avvicinò alla porta per uscire.
- A domani piccola! - prima che potesse uscire mi fiondai tra le sue braccia baciandolo d’impeto. Mi meravigliai di me stessa ma ormai non potevo farne a meno. Prima che la situazione degenerasse mi staccai da lui.
- V…volevo il bacio della buonanotte! - mi guardava stupito, con occhi sgranati. Era sorpreso, quella era la prima volta che lo baciavo io spontaneamente. Mi sorrise dolcemente avvicinandosi e prendendo il mio viso tra le sue accoglienti mani. Chiusi gli occhi aspettando che si avvicinasse e poi lo sentii, il suo bacio delicato sulla mia fronte.

Continua…
 
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