star1488 portfolio ~ Because for me the graphic is a passion

Vibrazioni di un cuore

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CAT_IMG Posted on 22/7/2011, 14:18
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10. Cambiamenti


Come ogni mattina la mia sveglia suonò puntualmente. Un nuovo giorno era iniziato. Non avevo dormito molto bene. Quasi per tutta la notte avevo ripensato a ciò che mi era accaduto ieri, alla sensazione che avevo provato nel ricevere un bacio sulla guancia da Josh e alle forti emozioni contrastanti che Derek era riuscito a scatenare dentro di me. "Che Josh provasse qualcosa per me? Impossibile". Non mi ritenevo alla sua altezza. Era bellissimo, intelligente, avrebbe potuto avere ben altre ragazze. Rassegnata di non aver trovato una risposta alle mie domande, decisi di prepararmi. Impiegai meno tempo del solito a lavarmi e vestirmi. Volevo arrivare prima a scuola oggi, avrei voluto invitare Mary a fare due passi con me nel pomeriggio per andare ad acquistare la chitarra. Indossai al volo una gonna di jeanz e una maglietta azzurra a mezze maniche. Lasciai i capelli sciolti, legarli più accuratamente avrebbe richiesto più tempo ed io volevo sbrigarmi. Scesi le scale e ancora una volta notai sul tavolo della cucina un biglietto in cui papà mi avvisava che probabilmente questa sera avrebbe tardato. Povero papà, negli ultimi tempi lavorava parecchio. Feci colazione alla svelta e uscii di casa per andare a prendere la metro. Arrivai a scuola, il cortile era affollato come al solito. Accanto ad un albero, all'ombra riparati dal sole vidi Mary e Josh che parlavano e scherzavano tranquilli. Sembravano andare molto d'accordo. Decisi di avvicinarmi e salutarli, inoltre avrei potuto chiedere a Mary di venire con me nel pomeriggio. Era una buona occasione per chiederglielo, chissà altrimenti se l'avrei rivista durante la giornata. Non sempre avevamo le stesse lezioni quindi, perché non approfittarne?Con passo veloce, arrivai davanti a loro.
- Ciao ragazzi - li salutai sorridendogli.
- Ciaooo Jen, ieri non ci siamo viste - disse Mary sorridendomi e dandomi una pacca sulla spalla.
- Ciao Jen - anche Josh ricambiò il mio saluto, facendomi però un'occhiolino. Era bello come sempre, anzi forse lo era di più. Come un flash mi passò davanti l'immagine di lui che mi baciava sulla guancia. Rincontrare il suo sguardo mi rendeva un pò più nervosa così per un istante abbassai lo sguardo. Mary ci guardava allibita. Il suo sguardo passava dalla mia faccia a quella di Josh, aveva probabilmente intuito una certa tensione tra noi.
- Tutto bene ragazzi? - fu l'unica frase che mi venne in mente di pronunciare in quel momento.
- Si si, tutto bene - disse Mary.
- Tutto ok - rispose Josh.
- Bene! - aggiunsi.
- Mary, volevo chiederti una cosa. Oggi pomeriggio dovrei andare in centro per comperare una chitarra. Mi serve per le prove, vorresti accompagnarmi? Potremmo fare un giro per negozi e passare un po di tempo insieme. Che ne dici? - gli chiesi con occhietti dolci. Speravo proprio mi dicesse di si.
- Oggi? Mi dispiace Jen ma oggi pomeriggio devo lavorare. Vorrei tanto venire ma non posso proprio. Perché non ci vai con Josh? - disse con un sorrisetto malizioso. Pensai che stesse architettando qualcosa. Mi fece un occhiolino e capii che la mia intuizione non era affatto sbagliata. Il mio sorriso si distorse leggermente. Guardai Josh, sembrava felice di quello che aveva appena sentito uscire dalla bocca di Mary. Ci mancava poco che si mettesse a saltellare.
- Si se a Jen fa piacere, sarei felice di accompagnarla - disse guardandomi in faccia.
"Bene e ora? Non avevo scelta. Dovevo accettare per forza". Josh se ne stava li con occhi speranzosi a fissarmi, sperando in una mia risposta positiva.
- Certo che mi fa piacere. Dove ci vediamo? - gli risposi.
- Va bene davanti alla grande fontana in centro, verso le 17.00?
Ci pensai un attimo. Si potevo farcela a tornare a casa, prepararmi e stare in centro alle 17.00.
- Ok, va bene - gli dissi sorridendogli.
Avevo una strana sensazione. Mi sentivo osservata. Mi voltai e vidi Derek appoggiato ad un albero che mi guardava. I nostri sguardi si incrociarono. In preda al panico, alzai la mano destra per salutarlo ma si voltò dalla parte opposta chiudendo gli occhi. Rimasi impalata, con la mano in cenno di saluto come un'imbecille per alcuni minuti. Non riuscivo a credere ai miei occhi. Si era voltato dal lato opposto, proprio quando stavo per salutarlo. Sembrava seccato!? Se ne stava li tranquillamente con gli auricolari nelle orecchie ad ascoltare musica. "Che razza di tipo quel Derek".
- Jen che stai facendo...in quella posizione? - Mary interruppe i miei pensieri. "Accidenti, mi aveva notato".
- Niente , niente, cacciavo una mosca - mentii facendogli un sorrisetto.
La mia amica era rimasta scioccata per la mia affermazione. "Mi sentivo una stupida, qualcosa mi diceva che non ci aveva creduto", infatti si voltò per guardare nel punto proprio dove era appoggiato Derek.
- Allora ci vediamo oggi Josh! Ciao ragazzi devo correre a lezione. Oggi ho la lezione privata con la prof, sarò da sola e probabilmente messa alla prova. Ci vediamo - sbottai tutto d'un fiato per poi dileguarmi.
- Certo ci vediamo - risposero. Iniziai a correre per entrare nella scuola. Certe volte mi imbarazzavo da sola per quanto stupido fosse il mio comportamento. "Accidenti, sempre colpa sua se faccio figuracce del genere".

Continua...
 
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CAT_IMG Posted on 22/7/2011, 19:38
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11. Musica e ricordi


"Accidenti a me, perché ero scappata via così?". Arrivata nella scuola mi incamminai per raggiungere l'aula in cui avrei avuto la mia lezione di canto. Ero abbastanza tesa visto che era la prima lezione che affrontavo da sola. Giunta davanti all'aula notai che la professoressa era già li ad aspettarmi. Feci un sospiro ed entrai.
- Buongiorno - feci cenno con la testa.
- Buongiorno signorina Collins - rispose la prof.
L'insegnante mi fece fare riscaldamento vocale per un paio di minuti. Finito il riscaldamento mi diede uno spartito su cui avrei dovuto adattare la mia voce. Mi fece fare degli esercizi per l'intonazione. La lezione durò un'ora e mezza.
- Bene, per oggi basta così - mi disse annuendo con il capo. Forse era soddisfatta del mio lavoro. Ero felice perché cantare forse era la cosa che mi veniva più naturale. Solo quando cantavo riuscivo ad essere veramente me stessa, la musica riusciva a trasportarmi in un'altra dimensione. Dentro di me nasceva una forza indescrivibile, riuscivo a trovare pace e a dar sfogo alle mie emozioni. La professoressa uscì dall'aula e io rimasi li da sola. L'aula aveva a disposizione un piano e visto che dopo la mia lezione probabilmente l'aula sarebbe rimasta vuota decisi di suonarlo, per liberare ancora una volta le emozioni che portavo nascoste dentro di me. Un silenzio profondo mi avvolgeva, l'aula mi rilassava. La luce solare che entrava dalle finestre si rispecchiava sul lucido pianoforte, messo ad un angolo della stanza. Quest'atmosfera mi rasserenava, mi concedeva una piacevole pace interiore. Mi sedetti sullo sgabello del pianoforte ed iniziai a suonare.


Senza nemmeno accorgermene, iniziai a suonare una musica a me molto cara. La musica che suonavo sempre con mia madre. La mia amata mamma, quanto avrei voluto fosse ancora qui con me. Mi mancava tantissimo.Mentre suonavo, la musica mi trascinava con sé, riportandomi a quei bellissimi momenti trascorsi insieme. I miei occhi iniziarono a riempirsi di lacrime, incominciai a vedere sempre più sfocato sino a quando non riuscii più a trattenerle. Le lacrime ormai rigavano le mie guance. Mi mancava e non l'avevo ancora superato. Per troppo tempo ero riuscita a nascondere dentro di me questo dolore fingendo che tutto andasse bene. Potevo mentire agli altri ma non a me stessa. Mi mancava, avevo bisogno di lei, dei suoi abbracci, dei suoi silenzi, dei suoi sorrisi, dei suoi consigli; volevo condividere con lei ogni emozione della mia vita, ogni pianto, ogni sorriso. La volevo al mio fianco. Volevo ancora dirgli quanto le volevo bene.

Continua...

Musica: Hasegawa Tomoki - Setsunakute
 
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CAT_IMG Posted on 24/7/2011, 14:46
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12. Maschera


Piansi per chissà quanto tempo lasciandomi trasportare dai ricordi. All'improvviso la porta dell'aula si aprì. Sobbalzai, non volevo che qualcuno mi vedesse in questo stato. Mi voltai velocemente dal lato opposto all'entrata dell'aula e in un baleno asciugai le lacrime che bagnavano il mio viso. Mi rivoltai per vedere chi fosse entrato. Spalancai gli occhi, "tra tutte le persone che potevano entrare in quel momento, proprio lui doveva essere!?". Era Derek!Si avvicinò al piano e con un gesto mi indicò di spostarmi. Voleva sedersi anche lui sullo sgabello. Mi spostai sull'estremità sinistra del sedile per fargli spazio. Dopo essersi seduto accanto a me, iniziò a guardarmi. Che strano ragazzo, questa mattina quando avevo cercato di salutarlo mi aveva ignorata e ora era qui come se niente fosse.
- Cos'è, quando ti saluto mi ignori e ora invece...!? - brontolai aggrottando le sopracciglia e chiudendo gli occhi in segno di stizza.
- Questa mattina eri troppo concentrata a dar appuntamento al tuo principe azzurro, non volevo disturbarti - mi rispose con una smorfia in segno di sfida.
- Cosaaa? - "Come diavolo ha fatto a sentire la nostra conversazione? Ma, ma ...cos'è un alieno?"
- Anche se fosse, ti infastidisce? - gli risposi con la sua stessa aria di sfida. Cominciò a guardarmi in modo strano e il sorrisetto provocatorio di poco prima scomparve dal suo volto.
- Cos'hai? - mi chiese continuandomi a guardare negli occhi.
In quel preciso istante un brivido mi percorse la schiena. Mi sentivo come se fossi stata trafitta da mille spilli. Aveva capito che in me qualcosa non andava, che ero strana e che probabilmente avevo pianto. Rimasi impalata a fissarlo, scioccata. "Ero sempre riuscita a nascondere bene i miei sentimenti e le mie preoccupazioni a chiunque. Persino mio padre non sapeva cosa provassi. Da quando mia madre sen'era andata, avevo chiuso il mio cuore in una prigione di cristallo, era nascosto a tutti. A volte riuscivo a celare così bene i miei sentimenti che pensavo di non essere del tutto me stessa con gli altri, credevo di indossare involontariamente una maschera, tenendo chiunque distante da me." Le lacrime iniziarono a scendere nuovamente dai miei occhi. Istintivamente afferrai Derek per il braccio sinistro e lo tirai verso di me. Volevo nascondere il mio volto ricoperto dalle lacrime e liberarmi di questo peso continuando a piangere sul suo petto. Le mie mani,chiuse a pugni stringevano forte la sua camicia. Non so per quale ragione, forse perché non sapeva cosa dirmi o forse perché voleva consolarmi, ma le sue braccia si allargarono facendomi spazio. Iniziò ad abbracciarmi e a stringermi forte a sé.
"Perché proprio lui era riuscito a capire cosa provavo? Perché mi sentivo così fragile,vulnerabile davanti a lui? Perché solo con lui riuscivo ad essere me stessa e ad esprimere senza volerlo ciò che provavo?" Queste erano le domande che occupavano la mia mentre mentre lo abbracciavo. Restammo abbracciati per un pò di tempo. Il tempo necessario per accorgermi di quanto stessi bene tra le sue braccia, di quanto il calore del suo corpo, della sua vicinanza, mi infondesse forza. "Certo era bellissimo, arrogante, rompiscatole ...ma anche dolce quando voleva". Ci staccammo dall'abbraccio solo quando smisi di piangere, fu allora che ancora una volta mi guardò negli occhi. Con la mano destra sul mio viso ,mi asciugò le lacrime. Restammo immobili e in silenzio per alcuni minuti a fissarci, poi di colpo la porta dell'aula si riaprì. Di scatto mi allontanai da lui, era la professoressa di musica che mi aveva fatto lezione quella mattina. Incuriosita nel vederci li chiese: - Signorina Collins, ma che ci fa ancora qui?-
- Mi scusi signorina, ce ne andiamo subito. Dopo la lezione sono rimasta in aula per provare una canzone con il pianoforte - gli risposi e la professoressa non ebbe niente da ridire.
Sia io che Derek ci alzammo e ci dirigemmo verso l'uscita dell'aula.
- Buon giorno - la salutai prima di richiudere la porta.

Continua ...

Edited by star1488 - 2/10/2011, 17:58
 
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CAT_IMG Posted on 2/10/2011, 14:04
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13. Sensazioni


Usciti dall'aula per un istante quasi interminabile, rimanemmo l'uno di fronte all'altra senza dire una parola. Mi guardavo i piedi cercando con tutte le mie forze di dire qualcosa d’intelligente, anche se ancora non riuscivo a collegare la mia testa al cervello.
Quando finalmente alzai il capo per guardarlo, le uniche parole che uscirono dalla mia bocca furono:
- G..grazie per prima - non mi veniva niente di più sensato da dirgli.
Derek rimase impassibile per alcuni secondi, poi, portandosi la mano destra dietro la nuca, disse:
- Figurati fontana di Trevi, guarda la mia camicia! - ammiccò col suo solito sorrisetto provocatorio che mi mandava in bestia. In effetti, la sua camicia era tutta bagnata delle mie lacrime e anche leggermente macchiata dal mio trucco.
In quel momento avrei voluto strozzarlo, per me era già stato difficile affrontare la situazione di prima mostrando i miei sentimenti, doveva proprio anche punzecchiarmi? Ecco che puntualmente, ritornava ad essere il solito sbruffone che conoscevo. Volevo prenderlo a pugni per l'imbarazzo che stavo provando e, infatti, come per volerlo picchiare portai con velocità il mio pugno chiuso verso il suo petto. All'istante Derek mi fermò afferrandomi per il polso, rivolgendomi quello sguardo profondo che ormai conoscevo perfettamente, quello sguardo in cui mi perdevo facilmente, quello sguardo in cui tutta la sua arroganza spariva completamente. Il suono improvviso della campanella mi riportò sulla terra. La sua mano stringeva ancora il mio polso, quando notai qualcosa di famigliare. Sul suo polso c'era l'elastico dei miei capelli, proprio quello che mi aveva tolto quella volta nel cortile della scuola. Non potevo sbagliarmi!
- Ma, ma...questo!- biascicai afferrandogli il polso con cui mi teneva ferma con la mano che mi era rimasta libera.
- Questo è il mio elastico?! Perché lo hai ancora tu?- affermai guardandolo in faccia e soprattutto perché lo hai al polso? pensai tenendolo per me. Ero abbastanza imbarazzata, che significava? Lui non batté ciglio, tranquillo, quasi divertito mi rispose:
- Ha il profumo di vaniglia! -
Lì probabilmente il mio viso si contorse in una smorfia al quanto buffa, ero basita.
Ha il profumo di vaniglia? Ma cos'è un'ossessione?
Derek guardandomi in faccia scoppiò a ridere, non riusciva a trattenersi. Ero diventata così buffa? Non lo avevo mai visto in quello stato, di solito aveva quell'aria da duro!
I miei occhi si spalancarono increduli per quello che stavano vedendo. Assurdo!
- Oh noooo, è tardii. Devo correre a casa o non farò mai in tempo per andare a comprare la chitarra oggi. Ciao ci vediamo- salutai velocemente Derek per iniziare ad affrettarmi a tornare a casa. Non ebbi nemmeno il tempo di iniziare a correre che Derek alle mie spalle mi afferrò per il polso.
- Ti accompagno con la moto se vuoi, con la metro non farai mai in tempo. -
Rimasi al quanto sorpresa per la sua proposta ma accettai.
- Ok va bene, grazie -
Raggiungemmo il cortile e nel parcheggio arrivammo alla sua moto. Era bellissima, una moto rossa laccata, si addiceva al suo stile.
- Sei mai andata su una moto?- mi chiese con aria spavalda. Che avesse intuito che non ero mai salita su una moto prima d'ora? Probabile!
- No è la prima volta - gli dissi con aria abbastanza preoccupata.
- C'è una prima volta per tutto no? Salta su- disse dopo essersi seduto.
Bene, fantastico, avevo messo anche la gonna stamattina!
Mi sedetti sul sedile posteriore.
- Dove abiti? -
- Quasi vicino al centro ti indico io la strada- risposi.
- Ok...tieniti forte -
Nell'udire quelle parole riuscii a intravedere quel suo sorrisetto provocatorio.
Che tipo!
Mi aggrappai alla sua camicia per non cadere.
- Ti consiglio di abbracciarmi se vuoi rimanere sulla moto- si divertiva a stuzzicarmi.
Abbracciare? Perché mai dovrei....abb…
La moto iniziava a camminare o meglio correre, così iniziai a stringere Derek per paura di cadere.
A mala pena riuscivo a non cadere mentre camminavo, non osavo immaginare cosa sarebbe successo in moto se non mi fossi aggrappata a Derek.
Camminavamo lungo la strada e il vento mi scompigliava i capelli rendendoli liberi . Che sensazione fantastica.
- Allora com'è?- chiese Derek.
- Fantastico, mi dà una sensazione di libertà incredibile.
Era fantastico davvero insolito, provavo una strana sensazione liberatoria e allo stesso tempo stare così vicina a Derek non mi pesava affatto!
In poco tempo arrivammo davanti a casa mia. Quando scesi dalla moto mi tremavano le gambe. Avevo i capelli tutti scompigliati dal vento, velocemente cercai di sistemarli.
Derek fece una smorfia, probabilmente perché il mio tentativo di dargli ordine era stato vano.
- Così è qui che abiti ? - mi chiese.
- Si esatto, ancora per poco, mio padre mi ha dato il permesso di venire al campus - affermai. In effetti non vedevo l'ora di trasferirmi così avrei detto addio all'esasperante metropolitana. Un pò di indipendenza in più certo non mi dispiaceva, non che mio padre fosse invadente, ma avevo bisogno del mio spazio.
- Grazie mille per il passaggio, ora vado a prepararmi per andare a comprare la chitarra. - esclamai.
- Oh dimenticavo che hai un appuntamento con il tuo principino! - affermò Derek con tono di disapprovazione. Non so perché ma mi sembrò al quanto irritato.
- Si è offerto di accompagnarmi solo perché Mary, la mia migliore amica non poteva accompagnarmi in quanto doveva lavorare. Io ho bisogno della chitarra così...- risposi.
Ma perché mi stavo giustificando? A lui cosa interessava se uscivo con un ragazzo?
- Si certo, come no- interruppe i miei pensieri. Riaccese la moto e in un baleno si allontanò da me.
- Che tipo strano!-
Mi affrettai ad entrare in casa.

Continua...




Edited by star1488 - 26/10/2011, 13:01
 
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CAT_IMG Posted on 3/10/2011, 13:48
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14. Appuntamento



Aprii la porta di casa e vidi papà in salotto intento a leggere un giornale sul divano.
- Ciao papà - lo salutai.
- Ciao Jen - papà si schiarii la voce - chi era il ragazzo di prima...con la moto? E' un tuo amico? -
Non so perché ma la conversazione si faceva pesante, aveva tutta l'aria di un interrogatorio! Allora faceva finta di leggere il giornale, probabilmente ci avrà visti dalla finestra.
Avevo troppo poco tempo per spiegarli tutto, dovevo andare all'appuntamento con Josh così mi limitai a dirgli che era un ragazzo che frequentava i miei stessi corsi e che mi aveva dato un passaggio perché altrimenti avrei fatto tardi per andare a comprare la chitarra.
- Scusa papà ora devo andare a prepararmi o farò tardi -
- Ok tesoro. Ah stasera cena pure senza di me, probabilmente tarderò. In forno c'è un po' di lasagna, riscaldala ok? -
- Certo papà - incredibile, ai suoi occhi nonostante la mia età ero ancora una bambina.
Salii le scale per dirigermi in camera mia. Guardai la sveglia sul comodino, avevo ancora un'oretta abbondante per prepararmi, così mi feci una doccia al volo e in un baleno mi vestii. Un paio di jeans, una maglietta nera e un filo di trucco. La mia borsa e i soldi per la chitarra, ero pronta per uscire. Scesi le scale e uscii di casa. Iniziai ad incamminarmi verso il centro dove c’eravamo dati appuntamento.
Appuntamento? Dovevamo solo incontrarci per comprare una chitarra no? Perché però iniziavo ad agitarmi?Assurdo!
Arrivai in centro, quando finalmente da lontano, scorsi la figura di Josh, seduto ad aspettarmi vicino alla fontana. Aveva una camicia bianca leggermente sbottonata e dei jeans. I suoi capelli erano ordinatissimi, probabilmente aveva usato il gel.
Cavoli è tutto in tiro! Che abbia frainteso il senso di quest’incontro? Accidenti però, è bello da togliere il fiato!
Continuai a camminare verso di lui con un groppo alla gola fino a quando si accorse di me. Vedendomi si alzò di scatto e mi si avvicinò.
- Ciao Jen - avvicinò la sua guancia alla mia baciandomi per salutarmi. Cavoli, come mio solito, quando ero nervosa non riuscivo a spiccicare mezza parola, probabilmente ero anche arrossita. Sentivo il calore sulle mie guance.
- Ciao Josh, è molto che aspetti? - l'unica cosa sensata che seppi dire in quel momento.
- No, no per niente - mi rispose lui con un sorriso dolcissimo.
- Allora andiamo! Quanta gente che c'è - esclamai guardandomi intorno.
- Sì ci sono i saldi, i negozi sono pieni - aggiunse Josh.
- Ci conviene iniziare a cercare allora - gli dissi sorridente.
- Certo, in che negozio andiamo?Hai un'idea? - mi chiese Josh.
Ci pensai un attimo e pensai a quel gran centro commerciale che disponeva di diversi piani, compreso quello per la musica. Lì sicuramente avrei trovato la mia chitarra.
- Andiamo al gran centro commerciale qui vicino, nel reparto musicale di sicuro troveremo la chitarra che fa per me -
- Ok, perfetto -
C’incamminammo per il centro commerciale, parlando del più e del meno, delle lezioni e del tipo di chitarra da acquistare. Anche il centro commerciale era stracolmo di gente che entrava e usciva.
- Josh ci toccherà prendere l'ascensore anche se c'è tanta gente e probabilmente ci sentiremo come sardine in scatola. Il reparto musicale è all'ultimo piano. -
- Ok non fa niente, forza!- disse posando il suo braccio destro sulla mia spalla per proteggermi da eventuali gomitate che avrei potuto ricevere in ascensore. Che ragazzo dolce e premuroso !Entrammo in ascensore, eravamo davvero tanti. Qualcuno cercava di trovare un po' di spazio, cercando di spostarsi, il che peggiorava la situazione.
- Vieni qui - Josh mi fece girare verso di lui stringendomi con un braccio per la vita, quasi ad abbracciarmi. Eravamo vicinissimi, stretti in un angolo dell'ascensore. Mi tremavano le gambe per la sua vicinanza, non potevo nemmeno alzare la testa per guardarlo. Forse era anche meglio non provarci, mi sarei ritrovata probabilmente troppo vicina alle sue labbra. Sentivo il suo respiro su di me. Nervosa, imbarazzata per la sua vicinanza mi limitai a fissargli il colletto della camicia. Josh aveva un profumo buonissimo, dolce direi, proprio come lui. Mi faceva girare la testa.
- A che piano siamo? - chiesi impaziente, volevo scendere, volevo ritornare a respirare e sopratutto volevo liberarmi da quest’abbraccio che mi rendeva irrequieta.
- Al settimo piano, manca poco - rispose Josh con aria serena, soddisfatta direi dal tono di voce. Cosa avrei dato per vedere la sua espressione in quel momento.
Non so perché ma avevo l'impressione che fare altri tre piani non gli sarebbero dispiaciuti affatto.
Finalmente udii il rumore delle porte dell'ascensore che si aprivano. L'ascensore iniziò a svuotarsi ma Josh sembrava non voler mollare la presa.
- Josh ora puoi lasciarmi, siamo arrivati -
- Ah si scusami - Finalmente si staccò da me e riuscii a guardarlo in faccia. Sembrava un bambino a cui avevano tolto le caramelle.
Lo trovai buffo ma molto dolce, mi faceva tenerezza.
Uscimmo dall'ascensore.
- Finalmente quasi non respiravo lì dentro- esclamai prendendo fiato.
- Io respiravo benissimo - aggiunse Josh portandosi la mano destra dietro la nuca.
- Andiamo a comprare questa chitarra allora prima che finiscano - dissi indicando l'entrata del reparto di musica.

Continua...


Edited by star1488 - 29/10/2011, 16:03
 
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CAT_IMG Posted on 6/10/2011, 14:10
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15. Appuntamento pt.2


Finalmente entrammo nel reparto di musica. Era davvero ben fornito, avevamo fatto bene a venire qui.
- Guarda Josh, quanti strumenti! C'è tutto l'occorrente - ero estasiata, amavo la musica e ogni suo particolare.
- Sì Jen, abbiamo fatto bene a scegliere il centro commerciale. Cerchiamo la chitarra che fa per te.-
Josh istintivamente mi prese per mano e iniziò a trascinarmi verso lo scaffale con le chitarre. Ero imbarazzatissima, sembravamo proprio una coppia di fidanzati. Qualcuno ci guardava con insistenza, in particolare le ragazze.
Chissà, magari si chiedevano che ci facesse una come me con un dio greco come lui. A pensarci bene era una domanda a cui non sapevo rispondere nemmeno io. In quel momento presa dai miei pensieri non mi resi nemmeno conto che Josh mi stesse parlando, ero troppo concentrata su di lui, sul suo magnifico volto, non riuscivo a non smettere di guardarlo e a farmi domande. Non ricevendo da me delle risposte, si voltò per guardarmi, i nostri occhi s’incontrarono e per alcuni secondi non riuscimmo a guardare altrove. Quando sia io che lui ritornammo lucidi, l'imbarazzo prese il sopravvento su entrambi e fu proprio in quel momento che Josh lasciò la mia mano.
- Scusami, non me n’ero accorto - era rosso in volto proprio come probabilmente lo ero io, visto che mi aveva scoperto a fissarlo.
Quando la nostra attenzione tornò alle chitarre, trovai subito quella adatta. Una bellissima chitarra acustica.
- Eccola Josh, prendo questa qui - indicai la chitarra di fronte a me.
- Perfetto, vorresti anche la custodia? -
- Si, si. Mi sarà molto utile per portarla in giro - risposi.
- Ecco è questa - l'aveva trovata in due secondi.
Dopo circa un’ora di fila alla cassa, eravamo finalmente usciti dal reparto. Il lato negativo era che ci ritoccava prendere l'ascensore per uscire dal centro commerciale.
- Jen, dai a me la chitarra, la porto io - gentile e premuroso come sempre Josh!
- Grazie Josh - gli porsi la chitarra dedicandogli un sorriso che esprimeva tutta la mia riconoscenza e questo non solo perché mi portava la chitarra, ma perché con me era sempre stato gentile. Mentre aspettavamo che l'ascensore arrivasse al nostro piano, dietro di noi si era già formata una folla di persone con pacchi e pacchetti di varie dimensioni intente a prendere come noi l'ascensore.
Quando finalmente le porte si aprirono, si scatenò l'inferno. Tutti volevano assolutamente entrare nell'ascensore per evitare di doverne aspettare un altro, così tra una spinta e l'altra, io finii nell'angolo sinistro in fondo all'ascensore, con la faccia rivolta verso la parete. Persi di vista Josh e per via del poco spazio non potevo nemmeno voltarmi per vedere dove fosse finito. Ero circondata, eravamo tutti appiccicati, l'uno addosso all'altro. Odio queste situazioni, voglio scendere al più presto!
Avevo le mani appoggiate alla parete dell'ascensore, pronta ad evitare che qualcuno spingendomi, mi facesse spiaccicare sulla parete. Sospirai!Quanta fatica per una chitarra! Continuano a muoversi ma non possono stare fermi?! Oltre al già poco spazio esistente, qualcuno si era del tutto appoggiato a me. Con un groppo in gola, mi accorsi che era una figura maschile, doveva esserlo per forza poiché mi era così vicino che sarebbe stato impossibile non capirlo! Qui si andava ben oltre alla scusa del poco spazio, mi si era del tutto appiccicato e non riuscivo nemmeno a guardalo in faccia.
Da dietro alle mie spalle vidi sbucare una mano che quasi fulmineamente si posò sulla mia mano sinistra. Non avevo dubbi, era la mano di un ragazzo. Le sue dita s’incrociarono con le mie contro la parete dell'ascensore. Che diamine sta facendo? Altri due minuti e mi metto a gridare come un ossennata! Parola mia. La sua carnagione era bronzea, la sua mano grande e forte copriva la mia. L'agitazione si fece spazio in me. Iniziai a tranquillizzarmi solo quando conobbi qualcosa di familiare, il mio elastico per capelli attorno al suo polso. Non posso sbagliarmi, è proprio il mio elastico e poi nemmeno queste mani possono ingannarmi. Non può che trattarsi di ...
- Derek? - dissi quasi sussurrando.
- Ma brava! - rispose quasi sghignazzando alle mie spalle.
- Mi fa piacere vedere che ti diverti razza d..di. Qualche giorno mi farai venire un attacco di cuore - esclamai leggermente stufata dei suoi giochetti.
- Ah ah, stanne certa! Sei troppo prevedibile Jen. - rideva di gusto.
- Bah, questa poi - Che diavolo voleva dire? Non capirò mai questo tipo. Stranamente però mi sento sollevata, per fortuna è lui e non qualche estraneo pervertito dietro di me.
- Non credevo che conoscessi così bene le mie mani - disse divertito e col suo solito tono punzecchiante.
- M...ma che dici? Ti ho riconosciuto per via dell'elastico al polso, stupido! - Ci risiamo, aveva il potere di farmi cambiare umore, di farmi scendere all'inferno e allo stesso tempo farmi salire in paradiso. Ero troppo vulnerabile con lui, faceva di me quel che voleva. Perché questo non succede quando sono con Josh?
- Stupido? - Le dita della sua mano si fecero spazio tra le mie stringendomi. Non potevo voltarmi ma lo sentivo chiaramente più vicino a me, sentivo il suo respiro sui miei capelli, proprio dietro al mio orecchio. Li stava annusando come al solito.
- C..che stai facendo? Finiscila - riuscii ad oppormi o per lo meno ci provai.
- Perché hai paura che il tuo amichetto ci veda? - Amichetto? Si riferisce a Josh? E' vero, oggi gli avevo detto che sarei uscita con Josh per andare a comprare la chitarra!
- C..certo che no! - Sentii le porte dell'ascensore aprirsi mentre le persone nella cabina iniziarono a spostarsi con molta fretta per uscire. In quel momento Derek che ancora mi stringeva la mano, mi fece girare verso di lui, tenendomi con l'altra mano ferma per la vita. Eravamo molto vicini, i nostri visi a poca distanza l'uno dall'altro, i suoi occhi magnetici nei miei. Quando l'ascensore si svuotò quasi del tutto, Derek mi lasciò libera ed in quel momento sentii Josh che mi chiamava.
- Jen, andiamo! - velocemente si avvicinò a me e mi afferrò per il polso trascinandomi fuori dall'ascensore quando ero ancora di fronte a Derek. Non ebbi nemmeno il tempo di salutarlo! I due si scambiarono un'occhiataccia da mettere i brividi.Josh odiava Derek per quel che mi era sembrato di capire. Che avranno questi due per odiarsi tanto?
Josh continuava a trascinarmi.
- Josh fermati, siamo fuori, ma che hai? - mi aveva trascinato sino all'uscita del centro commerciale.
La sua mano lasciò il mio polso.
- N...niente! Che rapporto hai con quel tipo? - si riferiva a Derek ovviamente.
- Lo conosco da poco, siamo am... - mi bloccai mentre pronunciavo la parola amici.Già cosa siamo? Amici? No di certo! Mi resi conto in realtà, che non conoscevo Derek affatto.

Non sapevo nulla di lui e della sua famiglia, non sapevo da dove venisse, insomma non sapevo niente della sua vita.
Di lui conoscevo ben poco, era strafottente, arrogante, presuntuoso, si divertiva a stuzzicarmi e a mettermi in imbarazzo ma infondo, sotto la sua corazza da duro ero sicura ci fosse un animo gentile. Me lo aveva dimostrato in fondo quel giorno nella sala di musica. Conoscevo i suoi occhi, le sue mani e i suoi sorrisi. Di una cosa ero certa, Derek era entrato prepotentemente nella mia vita e difficilmente ne sarebbe uscito. Volevo provare a capirlo meglio.


Ovviamente non dissi questo a Josh.
- Siete? - aggiunse Josh sempre più incuriosito del mio silenzio.
- Siamo solo conoscenti! - affermai con decisione e guardandolo dritto negli occhi.
Josh tirò un sospiro di sollievo dopo aver sentito la mia risposta.
Non riuscivo ad immaginare cosa voleva che gli rispondessi!
- Andiamo, ti accompagno a casa! -
- Ok - Josh si era offerto di accompagnarmi a casa. Il pomeriggio era volato in fretta, erano già quasi le nove.

Continua...


Edited by star1488 - 29/10/2011, 16:24
 
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CAT_IMG Posted on 9/10/2011, 14:41
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16. Ritorno a casa


Lungo tutto il tragitto per ritornare a casa, Josh disse poche parole. Lo vedevo abbastanza pensieroso.
Che stesse pensando alla scena di prima in ascensore tra me e Derek?
Arrivammo davanti alla porta di casa.
- Allora è qui che abiti? - finalmente ritornò a parlarmi.
- Direi di si. Vuoi entrare un attimo? - per ringraziarlo della sua gentilezza avrei dovuto offrirgli almeno qualcosa da bere.
- Si, certo. - non esitò a rispondermi.
Presi la chiave di casa ed aprii.
- Papà sono tornata! - silenzio tombale. Cavoli mi ero dimenticata del tutto che papà mi aveva avvertita che probabilmente avrebbe tardato, mi aveva anche detto di non aspettarlo per cena.
- Sembra che non ci sia - dissi rivolgendomi a Josh. Non potevo di certo dirgli che sapevo che non ci sarebbe stato e lo avevo invitato ad entrare. La mia imbranataggine non aveva un limite? Evidentemente no!
- Entra pure Josh, accomodati in salotto, io porto la chitarra in camera mia e torno subito -
- Ok - Josh si accomodò in salotto e io portai di corsa in camera la chitarra.
Ok e ora? Che faccio?
Ritornai al volo in salotto dove Josh mi aspettava.
- Ti va qualcosa da bere Josh? -
- Si grazie -
- Ok vediamo cosa c'è - mi avvicinai al frigo in cerca di qualcosa da bere. Che strana sensazione, alle mie spalle sentivo gli occhi di Josh puntati su di me.
- Cavoli, papà non aveva fatto la spesa - in frigo non c'era niente che potessi offrirgli.
Idea! - Josh ti va della cioccolata calda? - speravo proprio che mi dicesse di si, non sapevo cosa altro dargli da bere.
- Si benissimo, adoro la cioccolata. -
- Anche io la adoro. Faccio in un attimo. - Tirai fuori due tazze dalla credenza, un pentolino e iniziai a preparare la cioccolata calda.
Non mi accorsi di nulla, il calore e il profumo della cioccolata mi avevano resa pensierosa. Ero entrata in una specie di mondo parallelo tutto mio.
- Hai bisogno di una mano? - la voce di Josh all'improvviso dietro di me mi fece sobbalzare. Per poco non mi buttavo il pentolino con la cioccolata addosso.
- N...no grazie Josh, è quasi pronta, siediti arrivo subito - che spavento. Cercai di nascondere la mia tensione con un sorriso.
Pronta la cioccolata, la versai nelle tazze e con un vassoio mi avvicinai al divano. Appoggiai il vassoio sul tavolino davanti al divano, presi una tazza e la offrii a Josh.
- Grazie - mi sorrise col suo volto angelico.
Mi sedetti accanto a lui sul divano, voltandomi però verso di lui in modo da poter chiacchierare senza che mi venisse il torcicollo.
Presi l'altra tazza e iniziai a bere la mia cioccolata.
- Buonissima - disse dopo averne assaggiata un po.
- Si, non c'è niente di meglio della cioccolata calda - aggiunsi. Era l'ideale dopo una giornata stressante per recuperare le energie.
Chiacchierammo abbastanza a lungo bevendo la nostra cioccolata.
- Buonissima , grazie Jen - posò la tazza sul vassoio con estrema delicatezza dopo aver finito la cioccolata.
- Di niente figurati! - risposi stingendo ancora la mia tazza tra le mani. Bevvi un altro sorso di cioccolata quando, abbassando le braccia per portare la tazza quasi ad appoggiarla sulle mie gambe, vidi Josh avvicinarsi a me lentamente, con estrema grazia, proprio come un leopardo intento a cacciare la sua preda. Bellissimo ed elegante nei suoi movimenti. Ormai ci dividevano pochi centimetri, iniziò a guardarmi profondamente negli occhi. I suoi occhi azzurri erano profondi come il mare. Iniziai ad innervosirmi come al mio solito, quando i suoi occhi dai miei si spostarono a fissare le mie labbra. Pochi istanti per me interminabili.
- Hai un po...- si interruppe mentre alzando la mano destra e avvicinandola al mio volto la posò sulla mia guancia. Fui colpita da mille sensazioni diverse nel sentire il tocco della sua mano sulla mia guancia. Con il pollice mi sfiorò delicatamente le labbra. Ero paralizzata, non riuscivo a muovermi e tanto meno a dire qualcosa.
- di cioccolata - terminò la frase iniziata qualche secondo prima.
Allora era per questo? O mamma che imbarazzo, mi sono sporcata di cioccolata proprio come una bambina. Vorrei sprofondare.
Sentivo il fuoco sulle mie guance e avevo paura che potesse accorgersene visto che la sua mano era ancora sul mio viso.
Si fermò a guardarmi insistentemente nonostante avesse già ripulito il mio viso dalla cioccolata.
I suoi occhi si fecero più profondi, più penetranti mentre lentamente avvicinava il suo viso al mio senza fermarsi, senza nessuna esitazione.
Sta p...per baciarmi? C..cosa faccio? Il mio cervello era andato in conflitto per tutte le domande che mi trapassavano la mente. Non sapevo cosa fare. Avrei dovuto respingerlo o lasciare che mi baciasse? Volevo che mi baciasse oppure no? Chi avrebbe voluto che Josh non la baciasse? Chi poteva essere quella pazzoide da rifiutarlo?
- Jen, ho visto... - La voce si interruppe. Josh si staccò da me e prontamente si allontanò ma ormai era tardi, mio padre aveva visto tutta la scena. Se ne stava li all'entrata del salotto con gli occhi strabuzzati e la bocca aperta. La tazza di cioccolato che avevo in mano cadde per terra come per dire : Cavoli colti sul fatto! Abbassai lo sguardo e dopo una manciata di secondi rialzai gli occhi guardando imbarazzatissima Josh. Nemmeno lui se la passava bene, imbarazzato forse più di me.
Fantastico, avrebbe mai avuto fine questa giornata?
- Ciao papà - ruppi il silenzio, - lui è Josh, un mio amico. Oggi mi ha accompagnata a comprare la chitarra - aggiunsi.
Alla parola "amico" a papà sfuggi una smorfia, una distorsione naturale delle labbra che mi fece intendere ciò che pensava in realtà di lui. Era evidente che non ci aveva creduto affatto.
Josh si alzò dal divano e si avvicinò a mio padre. Che coraggio! Gli porse la mano ed educatamente si presentò. Dopo essersi presentato come si deve, si voltò verso di me e mi salutò.
- Jen io vado si è fatto tardi, ci vediamo domani a scuola, buona notte - gli feci un cenno con la mano per salutarlo. Poveretto doveva essere proprio in imbarazzo per filarsela a gambe in quel modo! Josh se ne andò e a pensare che mi sarebbe toccato affrontare l'interrogatorio di papà avrei tanto voluto andarmene anche io.

Continua...
 
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CAT_IMG Posted on 10/10/2011, 13:19
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17. Domande


Eccoci qui, il silenzio prima della tempesta! Ero già pronta a ricevere da papà uno dei suoi interrogatori senza fine o peggio ancora una ramanzina visto che ero stata imprudente a portare a casa un ragazzo quando lui non c'era. La sua preoccupazione era più che comprensibile, dopo la morte di mamma si sentiva responsabile il doppio nei miei confronti.
Aspettando le domande di papà, mi diressi in cucina per prendere lo straccio e ripulire il pavimento dai cocci e dalla cioccolata.
- Jen, quello era il tuo ragazzo? - eccolo qua, si cominciava!
- No papà è un amico - risposi senza esitare.
- Quando vi ho visti non mi siete sembrati due amici, non mentirmi! - replicò incrociando le braccia ed assumendo una posizione di superiorità nei miei confronti. Ne capivo benissimo il significato, voleva dire " non mentirmi perché tanto non ci casco".
- Non ti ho mentito, siamo solo amici e non sò perché abbia cercato di ... oh, bé hai capito! - parlare con mio padre della mia vita privata era stressante e sopratutto imbarazzante.
- Ok ok ti credo, ma tu provi qualcosa per lui? E' per lui che vuoi andare al campus? -
- Cosa? No papà non è per lui che voglio trasferirmi al campus. Lui mi piace, è un bravo ragazzo ed è sempre gentile con me ma io non provo nulla per lui, almeno per ora - risposi certa dei miei sentimenti.Josh non mi è indifferente per niente, ma il mio non può definirsi amore vero?
- Va bene, va bene - sembrava convinto. Gli sorrisi e lui ricambiò. Finalmente cenammo e dopo cena salii in camera mia. Ero distrutta, quante emozioni in una sola giornata. Feci una doccia, era d'obbligo dopo quello che avevo affrontato quel pomeriggio. Finita la doccia mi infilai il pigiama e mi distesi sul letto chiudendo gli occhi in cerca di un pò di riposo. La mia tranquillità fu interrotta dalla suoneria del mio cellulare. Era sul mio comodino accanto al letto, lo afferrai e guardai il display. Era Mary.
- Ciao Mary - risposi subito.
- Ciao Jen, non potevo aspettare domani,non ero più nella pelle. Dai avanti dimmi tutto, com'è andato l'appuntamento con Josh? E' successo qualcosa? - Oh no ci si metteva anche la mia migliore amica a riempirmi di domande!
Gli raccontai tutto nei minimi dettagli, dalle avventure in ascensore sino al quasi bacio di Josh. Mary ascoltava incredula tutto quello che le dicevo.
- Oh, no accidenti, tuo padre è arrivato proprio in quel momento, povera amica mia - sbuffò.
- Già avresti dovuto vedere la mia faccia e quella di Josh.
- Immagino, immagino - rispose Mary sospirando.
Poi gli parlai anche di Derek , del fatto che mi aveva accompagnata a casa in moto e del suo scherzetto in ascensore.
- Oh, oh, calma. Ora perché mi parli di Derek? Io ti ho chiesto di Josh. Non sarà che ti sei già innamorata di lui? - mi chiese con tono dubbioso e preoccupato.
- C...cos, no! - affermai decisa.
Aveva ragione, perché mai le avevo parlato di Derek, sopratutto se sapevo che era contraria che lo frequentassi? Non riuscivo a capire!
- Comunque, ...posso chiederti una cosa? - pensavo a tutti i momenti passati con lui. E' vero, era un ragazzo strano, a volte distaccato, solitario, presuntuoso ma con me aveva dimostrato anche altri lati del suo carattere e non potevo fare altro che chiedermi: - perché a scuola ha una cattiva reputazione?Cosa sai di lui? - chiesi quasi sottovoce.
- Jen, ti ho già detto tutto quello che so di lui. Non sò dirti altro, anzi mi meraviglio del fatto che con te abbia in un certo senso un rapporto. Sembra cercarti. - al suono di quelle parole quasi rabbrividii. Provavo una stranissima sensazione.
- Jen, jen ci sei? - Scusa, si ci sono, stavo pensando.
- A cosa? -
- E' strano, non sò spiegartelo ma... -
- ma? -
- ma certe volte,quando lo guardo negli occhi percepisco qualcosa, come se...se volesse trasmettermi un messaggio che però al momento non riesco ad interpretare - mi rattristai a pensare alla profondità del suo sguardo.
- E poi perché mai viene reputato un teppista o un rubacuori? Non fà niente di male! Non capisco. Avrà tutti i difetti del mondo ma non vedo del marcio in lui - ero sicura di quel che dicevo.
- Non sò cosa dirti amica mia, segui il tuo istinto e stà attenta -
- Va bene -
- Cavoli si è fatto tardi, ci vediamo domani, buona notte. -
- Buona notte Mary - riposi il cellulare sul comodino e mi abbandonai sul letto.

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CAT_IMG Posted on 11/10/2011, 20:14
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18. Elena



Il mattino seguente arrivò in men che non si dica. Avevo dormito pochissimo. I miei occhi furono risvegliati da un raggio di sole che penetrava le tende velate della mia stanza, proprio quando finalmente stavo iniziando a riposarmi. Per tutta la notte non avevo fatto altro che pensare a Josh, incredula che la sera prima stesse per baciarmi. Vedevo ancora davanti agli occhi la scena di lui, bellissimo ,che mi si era avvicinato in quel modo. Iniziai a domandarmi su come avrei dovuto comportarmi incontrandolo a scuola. Conoscendomi mi sarei imbarazzata e non avrei spiccicato parola quindi per oggi decisi di evitarlo. Era la soluzione migliore, non volevo dargli false speranze e soprattutto non volevo ferirlo standomene in un angolo muta senza dirgli mezza parola! Mezza stordita, lanciai un'occhiata alla sveglia sul mio comodino. Era prestissimo, ma ormai ero sveglia e sicura che non sarei più riuscita ad addormentarmi. Ne approfittai per prepararmi con calma. Come solita routine di ogni mattina, feci una doccia e mi vestii. Scelsi una felpa verde e un paio di jeans, lasciando i capelli sciolti. Uscii dalla mia stanza per fare colazione, scesi le scale e andai in cucina. Papà non c'era, probabilmente dormiva ancora. Presi delle fette biscottate e ci spalmai sopra un pò di marmellata all'albicocca.
- Cosa? Non ci credo, datemi un pizzicotto - papà si era svegliato e a quanto pare era rimasto abbastanza sconvolto nel vedermi trafficare in cucina e per di più di prima mattina.
- Uff, papà! - feci una linguaccia. Entrambi scoppiammo a ridere.
- Come mai così mattiniera? Di solito è un miracolo se ti svegli con l'allarme della sveglia? - eccolo li, anche lui mi punzecchiava proprio come Derek.
- Non avevo più sonno - di certo non potevo dirgli che avevo dormito si e no un paio d'ore per via di Josh.
- E' un miracolo! Ok ok la smetto! - disse guardando la mia faccia stizzita.
- Vuoi? - gli chiesi porgendogli il piatto con le fette biscottate.
- Si grazie - ne prese una.
- Io ho finito, prendo le mie cose e vado a scuola - gli passai accanto e gli diedi un gran bacione sulla guancia.
- Ok piccola. -
- Ah papà, stavo pensando di trasferirmi al campus lunedì. Fra un pò probabilmente ci sarà una sessione di esami quindi vorrei essermi già trasferita prima di allora - in fondo prima o poi sarei dovuta trasferirmi.
- Ok và bene - rispose finendo di mangiare la sua fetta biscottata.
Salii le scale per tornare in camera mia. Avevo ancora una mezz'oretta di tempo prima di andare a prendere la metro. Notai la chitarra che avevo comprato con Josh la sera prima, ancora accanto alla scrivania dove l'avevo posata.
Quasi quasi provo a suonarla.
Presi la chitarra tra le mani e iniziai a provare qualche esercizio che la prof aveva spiegato qualche giorno fa a lezione. Una catastrofe, credevo fosse più semplice, ma il suono che ne usciva era pessimo. Qualcosa non andava eppure avevo eseguito proprio come la prof ci aveva indicato. Che tragedia, tra due giorni avrò l'interrogazione!</>
Riguardai la sveglia, era già ora di andare. Posai la chitarra, presi la borsa, il cellulare e uscii di casa chiudendo la porta d'ingresso alle mie spalle. Un venticello gelido mi pungeva il volto, il meteo nei giorni scorsi aveva previsto un cambio di stagione repentino. Una volta tanto le previsioni erano azzeccate. Arrivai davanti a scuola dopo circa un'ora trascorsa in metro. Non mi restava che entrare nella scuola. Prima di entrare mi guardai attorno, sicura di non incontrare Josh. Il cortile era pieno di gente ma lui non c'era. Entrai nella scuola, avrei avuto proprio bisogno di Mary in quel momento. Volevo parlarle e confidarmi con lei, la mia migliore amica. Decisi di mandargli un sms per sapere dov'era.
"Ciao Mary, dove sei? Io sono appena arrivata ^^"
Mi appoggiai al muro, dietro un palo del corridoio aspettando la sua risposta, quando finalmente il mio cellulare iniziò a vibrare.
" Ciao Jen, scusami stamattina non verrò a scuola, quando mi sono alzata avevo qualche decimo di febbre -.-' "
Povera Mary, costretta a restare a casa con la febbre. Al volo le mandai un altro messaggio.
" Mi dispiace >.< ,guarisci presto, un bacione t.v.b "
<i>Così oggi me ne sarei stata tutta sola soletta
, sospirai.
- Ciao. Tu sei Jennifer vero? - era la voce di una ragazza alle mie spalle. Mi voltai.
- Ciao, si io sono Jennifer ci conosciamo? - non l'avevo mai vista prima anche se aveva un aspetto familiare.
- Io sono Elena, piacere. Frequentiamo lo stesso corso di canto - mi porgeva la mano sorridente. Era una ragazza bellissima,snella e leggermente più alta di me. Aveva dei biondi capelli lunghi, occhi color nocciola e una carnagione pallida da far invidia ai vampiri di Twilight, la mia saga preferita.
- Piacere mio - risposi stringendogli la mano. Sembrava una ragazza simpatica e cordiale.
- Scusami, non abbiamo avuto modo di parlare prima, purtroppo le lezioni tolgono molto tempo -
- Non preoccuparti, ti capisco benissimo - in effetti tra una lezione e l'altra non avevamo tantissimo tempo a disposizione.
- Quindi, canti anche tu? - gli chiesi sorridendogli.
- Si si! Sai, ti ho già sentita cantare, sei bravissima complimenti! -
- Grazie ma...ho davvero molto da migliorare - aggiunsi un pò imbarazzata.
- Sei troppo modesta - mi disse.
In lontananza ,dietro le spalle di Elena vidi passare Derek, solitario e con aria da figo come al solito. Camminava tranquillamente per il corridoio tenendo le mani nelle tasche dei suoi jeans. Probabilmente si accorse che lo guardavo infatti si fermò per un attimo a guardarmi senza nemmeno muovere un muscolo. Non che da lui mi aspettassi qualcosa, ma almeno un saluto...! Intanto Elena continuava a parlarmi e a dire cose incomprensibili per me in un momento come quello. La mia attenzione era del tutto rivolta a Derek. Elena interruppe il suo discorso notando che guardavo fisso in un punto senza probabilmente ascoltarla. Istintivamente si voltò per vedere cosa stessi guardando. Quando Elena si voltò, Derek riprese a camminare. Solo allora la mia attenzione tornò su Elena che se ne stava lì davanti a me con una faccia strana.
- E' il tuo ragazzo? - fu una domanda secca, improvvisa che mi rivolse con un sorriso.
- N..no no - risposi. Ragazzo? Figuriamoci!
- Lo conosci? - chiese sempre più incuriosita.
- Si, diciamo pure così - dissi dubbiosa e abbassando per qualche secondo lo sguardo.
- Scusa Elena, ora devo andare a lezione. Ci vediamo - La salutai e lei ricambiò.

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CAT_IMG Posted on 13/10/2011, 20:09
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19. Pausa pranzo



La lezione di canto e quella di pianoforte durarono più del previsto. Non so perché ma mi sembrava che la mattinata scorresse a rilento. Finalmente arrivò l'ora della pausa pranzo. Percorsi il corridoio della scuola ormai pieno di studenti che si recavano tutti verso un'unica meta: la mensa! Come loro anche io raggiunsi la mensa tra l'altro ormai stracolma di studenti che occupavano tutti i tavoli disponibili, così decisi di prendere un tramezzino al tonno e andare a mangiare fuori in cortile. Preso il mio tramezzino, uscii per dirigermi in cortile e poter mangiare in santa pace e in tutta tranquillità. Era una giornata fantastica, se non per l'aria fresca, leggermente fastidiosa, il sole risplendeva come in una giornata d'estate. Ogni volta che vedevo quel cortile ne rimanevo estasiata per la sua bellezza, proprio come quando guardi per la prima volta un bellissimo dipinto. Passeggiai un po' per il cortile con il mio tramezzino in mano, in cerca di un posto dove sedermi e mangiare. Fui interrotta da qualcuno che afferrandomi per il polso mi bloccò e tirandomi, mi fece cadere per terra. Era Derek che proprio come l'altra volta mi aveva tirata per farmi cadere all'interno dell'aiuola dove si trovava lui, la stessa aiuola di quel giorno. Mi ritornò in mente tutta la scena di quando si avvicinò a me talmente tanto da scatenare una reazione da parte di Josh. I suoi occhi erano ben impressi nella mia memoria. Ritornai con la mente al presente solo quando il mio fondo schiena dolorante si fece sentire ricordandomi che ero appena caduta per terra. Ohi ohi ohi!
- Ma non hai un modo normale per chiamarmi? - gli dissi quasi brontolando!
Derek scoppiò in una delle sue fragorose risate, rideva proprio di gusto. Si divertiva, accidenti!
Eccolo lì, bello e dannato, proprio come i protagonisti delle telenovele che non avevano mai fine e che non avevo mai sopportato. Se ne stava per terra, appoggiato con la schiena sul tronco di un albero al centro dell'aiuola. Aveva il suo solito aspetto da figo, i capelli spettinati, Jeans e una maglietta blu abbastanza attillata che non solo faceva risaltare la sua carnagione bronzea ma sottolineava anche il suo fisico scolpito. Mi sedetti a gambe incrociate con il mio tramezzino tra le mani, leggermente distante da lui. Quel ragazzo era imprevedibile!
- Scusa se l'altro giorno, in ascensore, non ti ho salutato prima di andare via ma...Josh mi ha tirato senza neanche darmene il tempo! - mi scusai.
- Ah si, ricordo! Geloso l'amichetto! - rispose con una smorfia. Certo che entrambi avevano proprio una bella simpatia l'uno per l'altro!
- Che ci fai qui? Ogni volta che vengo in cortile, ti trovo sempre in quest’aiuola! - in effetti, m’incuriosiva.
- Questo è il mio posto preferito, quindi quando vuoi sai dove trovarmi! - disse strizzandomi l'occhio come solo lui sapeva fare. sì, in effetti, era un'aiuola bellissima dove regnavano il verde e il dolce profumo di ciclamini che circondavano l'aiuola.
Rimasi impietrita davanti a quel suo gesto così ammiccante. Impietrita si, ma anche imbarazzata così abbassai lo sguardo per evitare i suoi occhi!
- Hai poi comprato la chitarra? Come vanno le prove? - Di fronte a queste sue domande ritornai a guardarlo, forse anche un po' sorpresa per questo suo interesse.
- Sì la chitarra l'ho comprata però...le prove non vanno molto bene - era la verità, stamattina nel provarci avevo fatto pena.
- Oh, se vuoi posso darti qualche lezione! - disse con tono deciso!
Lui? Voleva dare lezioni di chitarra...a me? Non avrà mica la febbre?
Sbigottita per quella sua affermazione feci cenno di sì col capo.
- Grazie, ne avrei proprio bisogno! - guardandolo negli occhi arrossii lievemente e lui se ne accorse. Lo capii dalle sue labbra che si piegarono leggermente come per sorridere.
- Allora ci vediamo domani pomeriggio alle cinque a casa tua! -
C..che cos? Oh cavoli! In quel momento pensai che sarebbe stato meglio a casa mia dopotutto e non da lui! Feci un altro cenno per acconsentire con il capo.
- Non mangi? - disse guardando il tramezzino che avevo ancora tra le mani. Me n’ero completamente dimenticata.
- Ehm, sì - iniziai a togliere la carta che avvolgeva il tramezzino quando lui si alzò dal punto in cui era seduto e silenziosamente si sedette accanto a me, molto più vicino di quanto non dovesse.
- Vuoi? - chiesi indicandogli il tramezzino prima di mangiare.
- No grazie - rispose lui incrociando le gambe e appoggiando le mani sul prato per poi guardare in alto il cielo.
Iniziai a mangiare il mio tramezzino al tonno e proprio mentre ero al mio terzo boccone, con il tramezzino in bocca e pronta a tirarne un pezzo, Derek si avvicinò prontamente mordendo la parte inferiore del tramezzino. Per poco non mi andò di traverso, a dividerci c'era solo un pezzo di tramezzino. Mentre addentava il tramezzino, i suoi occhi così grandi e profondi guardavano i miei. Era talmente vicino che il cuore sembrava essermi salito in gola. Ne mangiò un boccone e ritornò al suo posto accanto a me.
- Ho cambiato idea - disse con il suo solito sorrisetto dopo aver ingoiato il tramezzino. Rimasi lì come un ebete a fissarlo incredula col tramezzino a mezz'aria. Lo faceva apposta a mettermi in imbarazzo? Ripresi a guardare il tramezzino, non potevo continuare a mangiarlo o si sarebbe fatto un'impressione sbagliata, dopotutto lui lo aveva addentato. Sarebbe stato una specie di bacio indiretto. Arrossii guardando il tramezzino, cretina! Avrei voluto prendermi a calci da sola!
- Non ne vuoi più? - mi chiese con un sorrisetto malizioso!
- No, sono piena. - mentii cercando di evitare di fargli capire il mio imbarazzo.
Lui prese il tramezzino dalle mie mani e iniziò a mangiarlo tranquillamente come se niente fosse. Non potevo credere ai miei occhi, in fondo stava solo mangiando un tramezzino ma mi sentivo come se mi avesse baciato!
- E' quasi ora di tornare a lezione! - Mi sembrò anche una buona scusante per evadere da quella situazione imbarazzante. Cercai di alzarmi ma a forza di stare seduta a gambe incrociate mi si erano addormentate così caddi sulle ginocchia tra le gambe di Derek, poggiando la mano sinistra sul prato e stringendo con la mano destra la sua maglia all'altezza della spalla. Ero a pochi centimetri da lui.

Per la prima volta vidi qualcosa che mai mi sarei aspettata di vedere; qualcosa che mi stupì a tal punto da impedirmi di dire o di fare qualsiasi cosa. Per la prima volta da quando lo incontrai il primo giorno, Derek, il bellissimo ragazzo un po' sbruffone, pieno di se che tanto si divertiva a stuzzicarmi era ... imbarazzato. Sulle sue guance un colore roseo che non avevo mai visto e che gli donava molto. Non riuscii a non fissarlo. .

Come mai questa sua reazione? F...forse perché questa è la prima volta che ad avvicinarmi, anche se involontariamente sono stata io?Di scatto mi alzai per allontanarmi e lui mi afferrò la mano che grande e calda stringeva la mia delicatamente.
- Ci vediamo domani, ok? - disse con il suo ancora roseo colorito sulle guance. Non mi sarei mai aspettata questa reazione da parte sua.
- Si, a domani - risposi quasi sussurrando.
Mi allontanai per tornare a lezione...

Continua...

Edited by star1488 - 27/10/2011, 14:43
 
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CAT_IMG Posted on 16/10/2011, 16:23
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20. Visita


Incredula per ciò che i miei occhi avevano visto, in tutta fretta, mi recai all'ultima lezione della giornata: la lezione di recitazione! Percorsi il corridoio come un’ossennata e proprio quando arrivai davanti all'aula di recitazione dove si sarebbe tenuta la lezione, notai attaccato alla porta, un avviso che avvertiva che la lezione era stata sospesa. Un'altra lezione sospesa? Sull'avviso non c'era nessuna motivazione. Decisi di tornarmene a casa, non c'era motivo di restare. Il corridoio era affollato da studenti che proprio come me stavano per fare ritorno alle loro abitazioni. Qualcuno s’intratteneva a chiacchierare, altri a giocare in cortile proprio come bambini euforici per la giornata di studio terminata. Sulla via del ritorno pensai che sarei potuta andare a far visita alla mia amica Mary che si era beccata un bel raffreddore.
Magari le porto qualcosa da mangiare. Un dolce? Iniziai a domandarmi cosa le avrebbe fatto piacere ricevere. Mary era una ragazza sempre attenta alla linea ma non disdegnava affatto i dolci, anzi, ne andava matta. Era una golosona, almeno quanto me. Prima di andare a casa sua, mi recai nella pasticceria vicino al centro. Era una pasticceria molto nota. I suoi dolci facevano gola a chiunque. Arrivata davanti alla pasticceria, c'era un via vai di gente che entrava ed usciva con confezioni di vario genere. Entrai e prima di scegliere la torta per Mary, volevo guardare un attimo tra gli scaffali. La pasticceria oltre a vendere dolciumi già preparati e pronti al confezionamento, disponeva anche di molti scaffali in cui si poteva trovare tutto l'occorrente per la creazione dei dolci. Dai ricettari alle teglie e agli ingredienti. La mia attenzione fu rapita dal secondo scaffale a sinistra. Notai subito tra gli ingredienti l'estratto di vaniglia. Come un flash, mi venne subito in mente Derek e la sua mania per la vaniglia. Ogni volta che mi si era avvicinato, come un cane da caccia non aveva fatto altro che annusare i miei capelli che appunto profumavano dell'essenza di vaniglia del mio shampoo.
Quasi quasi la compro e domani gli preparo una torta alla vaniglia! Decisi di comprarla per preparargli una torta come ringraziamento per essersi offerto di darmi lezioni di chitarra. L'avrei potuta preparare domani pomeriggio, subito dopo la scuola e prima del suo arrivo. A casa avevo tutti gli altri ingredienti necessari per prepararla, non mi restava che scegliere la torta per Mary. Mi avvicinai al bancone con tutte le torte in bella mostra, torte al cioccolato fondente, cioccolato bianco, cocco, cen'erano proprio per tutti i gusti. Scelsi la torta ricoperta di cioccolato al latte, pagai e uscii dalla pasticceria, pronta a dirigermi a casa di Mary. Mary abitava in un residence non molto distante dalla pasticceria dove avevo acquistato la torta. Ci misi poco tempo ad arrivare. Arrivai davanti al suo palazzo e citofonai.
Drrrr - Si? - era la voce della mamma di Mary.
- Salve signora, sono Jennifer, sono venuta a trovare Mary! -dissi rispondendo al citofono.
- Oh Jennifer, cara sali pure. - Mi aprì il portone. La mamma di Mary, Sandra, era proprio una bravissima donna. Una casalinga premurosa e amorevole con i figli. Si, la mia amica Mary non era figlia unica. Aveva un fratello minore di diciotto anni, Davide. In un certo senso la invidiavo, avrei voluto tanto anche io un fratellino o una sorellina. Arrivai davanti alla porta di casa, dove Sandra mi aspettava.
- Buona sera signora, come sta Mary? - gli chiesi.
- E' in camera sua con la febbre, sali pure.
A te come và? Tutto bene a scuola? - mi chiese amorevolmente.
- Sì si, grazie, tutto bene - gli feci un sorriso.
- Ho portato una torta al cioccolato - dissi porgendogli la torta.
- Oh grazie, non avresti dovuto cara. Sali pure, fra un po' vi porto la torta - come al solito, era gentilissima.
- Grazie mille - Salii le scale che conducevano alla stanza di Mary. Arrivata davanti alla sua porta bussai. Toc toc.
- Avanti - Mary m’invitava ad entrare.
- Ciao Mary come stai? -
- Oh ciao Jen, grazie per essere venuta. Và un po' meglio ma non credo di poter tornare a scuola per domani! - era a letto. La sua stanza era proprio come me la ricordavo, tutta abbinata di verde. Un bel verde, proprio quello che piaceva a me.
- Figurati - gli sorrisi e mi sedetti sulla sedia della scrivania proprio accanto al suo letto.

Continua...


Edited by star1488 - 29/10/2011, 13:55
 
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CAT_IMG Posted on 17/10/2011, 13:46
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21. Chiacchiere e cioccolata


La sveglia sul comodino di Mary segnava le 17.30 in punto.
- Allora Jen, che mi dici? - chiese la mia amica quasi tossendo.
- Ho portato una torta al cioccolato. L'ho data a tua madre - dissi sorridendo.
- Wow, grazie. Fantastico! - n’ero sicura, dal suo entusiasmo direi che non vedeva l'ora di addentarne una bella fetta. Ridacchiai per la sua espressione.
- Uff daiii, lo sai che sono golosa! - mi guardò in faccia, per poi scoppiare a ridere anche lei.
- Com'è andata oggi a scuola? Mi sono persa qualcosa? - era parecchio incuriosita, come un giornalista in cerca di scoop.
- Direi proprio di si, è stata una giornata molto movimentata. - sospirai.
- Raccontami tutto nei minimi dettagli - disse sempre più curiosa.
- Ok - le parlai di Elena.
- Elena? Ah si, l'ho già vista, fa parte del corso di canto. Non ho mai parlato con lei, non la conosco, tuttavia è molto conosciuta a scuola, è una delle ragazze più corteggiate. - Sai che novità, era bellissima. Non rimasi per niente sconvolta da quella sua affermazione.
- E Josh? - Mary mi guardava con occhi speranzosi.
A sentir pronunciare il suo nome, la mia fronte si arricciò come a voler dire, "cavoli Josh".
- Non l'ho visto a scuola...forse è stato meglio così - m’incupii.
- C..come? - Mary spalancò i suoi grandi occhi davanti alla mia affermazione.
- Sì Mary, non avevo la minima idea di come affrontarlo, cosa digli. Io non so cosa provo per lui, è successo tutto troppo in fretta. Ho bisogno di tempo, non voglio dargli false speranze o dirgli bugie - ammisi.
- Capisco, però se lo eviti penserà che non vuoi avere niente a che fare con lui, non credi? -
- H...hai ragione. Se lo incontrerò, gli parlerò normalmente. - dissi con lo sguardo rivolto verso la finestra della sua stanza.
- Brava. Che sia innamorato di te è poco ma sicuro amica mia - affermò, scuotendo la testa per assentire alle sue stesse parole.
- Cosa? Tu dici che? Davvero lui? - Cavoli, avevo una confusione in testa!
- Ovviamente si, non dirmi che non lo avevi capito? - Era una domanda o un'affermazione?
Si è vero, in queste cose ero abbastanza lenta e forse questa probabilità...la probabilità che lui fosse innamorato di me era affiorata nella mia mente anche se molto brevemente, scomparendo del tutto quando pensavo a Josh, quel Josh, quel fantastico ragazzo desiderato da migliaia di ragazze. Non potevo essere io, no, n’ero sicura.

I miei pensieri furono interrotti bruscamente da qualcuno che violentemente e senza bussare aveva aperto la porta della camera.
- Come stai Mary? Opsss scusate, ciao Jen non sapevo ci fossi anche tu! - Un ragazzo alto, abbastanza muscoloso, dagli occhi azzurri e i capelli di un nero corvino che gli incorniciavano il viso, livido per l'imbarazzo mi fissava. Era Davide, il fratello di Mary. Non l'avevo riconosciuto, era molto cambiato dall'ultima volta che c’eravamo visti.
- Ciao Davide, non preoccuparti - gli sorrisi e le sue guance si colorirono maggiormente.
- N.. non preoccuparti? Razza di fratello ingrato, bussa la prossima voltaaa. - Mary s’infervorò scatenandogli contro un cuscino con tutta la forza che le rimaneva, ma lui prontamente chiuse la porta per scansare il cuscino, riaprendola poi per farle una smorfia.
- Ah ah ah ah ah - Davanti a quella scena comica non potei far altro che ridere a crepapelle. Mi asciugai le lacrime.
- Siete troppo forti voi due - Davide salutò facendo un cenno con la mano per poi richiudere la porta mentre Mary seduta sul letto a braccia incrociate sbuffava come un treno in corsa.
- Accidenti, non imparerà mai!- affermò continuando a picchiettare con le dita sul suo braccio destro.
- Dai non farne un dramma, sei fortunata ad avere un fratello - questa volta ero io ad assentire la mia affermazione.
- Sarà, cambiamo discorso che è meglio...che mi dici di Derek? -
La porta si aprì nuovamente, era di nuovo Davide con due piatti in mano e la mia torta al cioccolato.
-Ancora? Stavolta ti perdono perché mi hai portato la torta. Dammi qua. - Mary tolse il piatto di mano al fratello in men che non si dica.
- Ecco - Davide mi porse il piatto con il mio pezzo di torta così lo ringraziai sorridendogli.
- Di niente, tolgo il disturbo - se ne andò richiudendo la porta alle sue spalle.
- Tu lo sai che mio fratello ha una cotta per te, vero? - disse Mary mordendo la fetta di torta.
- Ma daiii Mary, lo conosco da quando era piccolo! - Lo avevo sempre considerato come un fratello, il fratello che non avevo mai avuto.
- Sarà. Ritornando a Derek...- s’interruppe per masticare un altro boccone.
Assaggiai anche io la mia torta, avevo fatto bene ad andare in quella pasticceria, la torta era deliziosa.
- Derek? - Gli raccontai tutto nei minimi particolari e quando mi soffermai al fatto che domani sarebbe venuto a casa mia, per poco non le andò di traverso la torta.
- Che cosa? Come diavolo è potuta succedere una cosa del genere? Non posso lasciarti sola un attimo - tossì, dandosi dei colpetti sul petto per far scendere la torta che le era rimasta in gola.
- Già - affermai, consapevole che la situazione non era delle migliori.
- E poi con il tramezzino? Cavoli che tipo! - aggiunse spalancando gli occhi.
- Sì - assentii. Per di più le raccontai di quando gli ero praticamente caduta tra le braccia, gli raccontai della sua reazione e del suo visibile imbarazzo.
- No! Non ci credo, non è possibile - Mary era stupita, almeno tanto quanto lo ero io.
- Se non lo avessi visto con i miei occhi, probabilmente non ci avrei creduto - ammisi.
Mary era rimasta senza parole. Finita la torta, salutai tutti e tornai a casa.

Continua...


Edited by star1488 - 30/10/2011, 14:28
 
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CAT_IMG Posted on 6/11/2011, 18:12
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22. Sorpresa



La mattina seguente davanti all'entrata dell'accademia, trovai Josh ad aspettarmi. Appena mi vide varcare la soglia d'entrata del cortile, mi venne incontro. Bellissimo, sorridente come sempre e leggermente impacciato mi salutò.
- Buon giorno Jen, ieri non ti ho vista, tutto bene? - sulle sue guance era visibile un leggero colorito più roseo della sua normale carnagione che testimoniava il suo imbarazzo. Probabilmente pensava a quella volta a casa mia!
Iniziai ad essere abbastanza imbarazzata anche io, ripensando a quella volta.
- Ciao Josh, sì ieri non ci siamo visti! Tutto bene grazie e tu? - cercai in tutti i modi di sembrargli tranquilla e spontanea.
- Mi fa piacere. Beh ecco vedi... credevo di averti messa nei guai con tuo padre! - rispose portandosi una mano dietro la nuca. Ormai lo conoscevo abbastanza, quello era il tipico gesto che Josh faceva quando era imbarazzato. Che carino quando è imbarazzato!
- N..no, non preoccuparti, nessun problema - dissi prima guardando il suolo per poi incontrare i suoi occhi .
- Bene, sono contento. Ok Jen io vado a lezione, ci vediamo. - Tirò un sospiro di sollievo e con un grande sorriso mi salutò allontanandosi da me. Ero contenta di aver finalmente incontrato Josh ed essermi tolta il peso di doverlo affrontare. Ero stata una stupida a preoccuparmi così tanto, infondo era di Josh che mi preoccupavo, quel ragazzo adorabile, premuroso e infinitamente comprensivo. Chiudendo questi pensieri in un angolino del mio cuore, mi incamminai per affrontare un'altra giornata di lezioni.
La mattinata in accademia trascorse abbastanza velocemente tra la lezione di canto e quelle di recitazione e danza.
Danza, sì anche quella, dove probabilmente non sarei mai riuscita alla perfezione. Ero un completo disastro ai miei occhi. Non potevo aspettarmi di poter fare tutto e bene dopotutto, ero un normale essere umano con i miei difetti e le mie paure.
Nemmeno oggi, la mia amica era venuta a scuola. Non si era ancora ripresa del tutto. In compenso ebbi modo di fare una lunga chiacchierata con Elena, che incontrai in mensa. Più la conoscevo e più la mia ipotesi su di lei si concretizzava. Era davvero una brava ragazza, molto simpatica e gentile. Avevamo molte cose in comune, almeno parlando di musica, cucina e i soliti argomenti di cui le ragazze discutono. Eravamo opposte direi per quanto riguarda le nostre personalità, io indecisa, timida ed impacciata, lei decisa, espansiva e sicura di sé. D'altronde come poteva non esserlo? Accanto a lei io mi sentivo una nullità, la sua bellezza era disarmante.
Derek invece, sembrava scomparso questa mattina, non che lo avessi cercato ma mi sembrò molto strano non vederlo appoggiato a qualche albero ad ascoltare musica. Il pensiero che a breve sarebbe venuto a casa mia per aiutarmi con la chitarra mi rendeva abbastanza inquieta. Papà non sarebbe stato a casa con noi, come al solito era uscito questa mattina per recarsi a lavoro e avrebbe tardato sicuramente. Non che la cosa mi rendesse felice ma non avrei proprio saputo come spiegargli la presenza di Derek in casa, sopratutto dopo che nemmeno un giorno prima mi aveva visto quasi baciare un altro ragazzo. Non volevo si facesse strane idee. Avevo pianificato tutto nei minimi dettagli. Finite le lezioni sarei subito tornata a casa per darmi una sistemata e preparare quella torta al sapore di vaniglia che mi ero promessa di preparargli, così una volta a casa Derek mi avrebbe insegnato la chitarra, avrebbe mangiato un pezzo di torta e poi se ne sarebbe andato tranquillo prima dell'arrivo di papà.
Era tutto perfetto. Si, ce la potevo fare.
Iniziai a dirigermi fuori dall'accademia correndo, quando, proprio appoggiato al muro d'entrata nel cortile della scuola, con le mani nelle tasche dei jeans e una gamba appoggiata al muretto vidi Derek. Se non lo conoscessi almeno un po’ direi che stesse aspettando proprio me. Figuriamoci!
- Ci vediamo più tardi - mi fece l'occhiolino col suo solito sorrisetto provocatore ma dannatamente bello stampato in volto.
Non ci eravamo nemmeno parlati o avvicinati ed io già mi sentivo imbarazzata, privata di un qualsiasi neurone per dirgli qualcosa di sensato. Come potevo passare da sola con lui un intero pomeriggio a casa mia? Come diavolo faceva a rendermi così idiota?Già lo ero di mio, ma quando si trattava di lui mi annientavo completamente, diventavo un vegetale.
Imbarazzata, senza dire nulla mi limitai ad annuire col capo e a riprendere la mia corsa verso casa. Arrivai a casa verso le 14.00, Derek sarebbe venuto alle 17.00 quindi avevo tutto il tempo necessario. In breve tempo mi lavai, mi vestii con un semplice jeans scuro e una felpa rossa e sistemai un po' casa togliendo le cianfrusaglie che papà aveva lasciato in giro. Fatto ciò, avevo un bel po' di tempo da dedicare alla torta. Non che fossi una grande cuoca, ma i dolci mi venivano piuttosto bene, la mamma mi aveva insegnato tutti i suoi segreti. Dopo circa un'ora la torta era già bella e pronta per essere assaporata. In attesa di Derek mi sedetti sul divano per guardare un po' di TV. Come al solito davano in onda quei programmi che proprio non sopportavo così iniziai a passare da un canale all'altro quando in giardino sentii il rombo di una moto fermarsi. Era lui, era arrivato.

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CAT_IMG Posted on 11/11/2011, 14:05
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23. Pomeriggio da batticuore


Mi avvicinai alla finestra della cucina per vedere se si trattasse veramente di Derek. Non mi ero sbagliata, era proprio lui. Rimasi impressionata nel vederlo avanzare verso la porta di casa. Era vestito in modo semplice, un jeans scuro, una felpa bianca e grigia e un giubbottino di pelle nero, sportivo come al solito ma bellissimo. Dovevo ammetterlo, era perfetto, non riuscivo a trovare in lui un solo difetto. Sentii il suono del campanello. Mi avvicinai alla porta, sospirai ed aprii.
Eccolo lì, era proprio davanti a me in tutta la sua bellezza.
- Ciao - mi salutò sorridendomi e guardandomi con quei grandi occhi scuri.
- C…ciao Derek, entra pure - Alla mia risposta lui sghignazzò come al solito. Era così palese la mia tensione? Derek entrò in casa e io richiusi la porta alle nostre spalle.
- Siamo soli? La tua famiglia?- chiese perplesso ma con una strana luce negli occhi che chissà forse mi ero anche immaginata. Probabilmente aveva capito che eravamo soli visto che in casa c’era un silenzio tombale.
- Hem, mio padre è fuori per lavoro. Mia madre… - m’interruppi e lui si voltò verso di me per guardarmi.
- Ti faccio vedere la casa - cambiai discorso alla svelta, non mi andava di parlargli ora di mia madre e rattristarmi.
- Ok - Derek mi seguì mentre gli facevo vedere la casa.
- Qui c’è la cucina con una seconda porta che conduce al giardino, questo è il salotto. A destra in fondo c’è il bagno per gli ospiti, mentre di sopra ci sono la mia camera, la camera dei miei e un secondo bagno. Fuori abbiamo anche un garage insonorizzato con vari strumenti dove spesso vado ad esercitarmi. Si può dire una specie di regalo che i miei genitori mi hanno fatto quando ero piccola. Già da allora amavo la musica. - gli sorrisi e notai lui intento a fissarmi in volto. Non appena me ne resi conto tornai a sentirmi a disagio.
- Hai una bella casa - esclamò guardandosi in torno.
- Grazie, da domani credo, dovrei trasferirmi al campus. -
- Ah, ma davvero? - chiese incuriosito.
- Si, non ne posso più della metro ogni giorno - annuii.
- Ah, bhè certo! - Dopo quell’esclamazione, un silenzio raccapricciante!
- Salgo su a prendere la chitarra. Siediti pure in salotto. Ah Derek scusami, dammi la giacca, la appendo. - feci cenno di porgermela. Lui senza battere ciglio si sfilò la giacca di pelle e me la passò.
Cavoli, quella felpa gli stava divinamente. Accentuava il suo fisico mozzafiato. Cosa diavolo mi è preso?Che faccio imbambolata qui come un ebete a fissarlo?
Si era accorto che lo fissavo, lo avevo capito benissimo dal sorrisetto compiaciuto sul suo viso mentre mi guardava negli occhi. Probabilmente, anzi, sicuramente conoscendomi avevo il viso rosso come un peperone.
No, no Jen…così non và! Calmati porca miseria.
Alla svelta, appesi la sua giacca all’appendiabiti in corridoio, aveva un profumo buonissimo.
Salii le scale per entrare in camera mia e prendere la chitarra.
- Hai una bella camera. E' proprio da te! -
Mi girai velocemente, neanche avessi visto un fantasma.
M…ma…ma, come diavolo ha fatto?L’ho lasciato giù e in un secondo mi è venuto dietro! Cos’è una specie di vampiro o altro?
- G…grazie, dai andiamo giù - gli dissi mentre con una mano sul suo petto quasi spingendolo e paonazza in volto lo invitavo ad uscire educatamente dalla mia stanza. Niente, non c’era verso di spostarlo di un millimetro. Mi afferrò il polso della mano con cui lo spingevo o almeno provavo a spingerlo. Il suo volto si avvicinò incredibilmente al mio e quasi sussurrando al mio orecchio disse:
- Rilassati, voglio solo vedere la tua camera! - Un brivido mi percorse la schiena, per non parlare del mio povero stomaco che ormai aveva accumulato tanta di quella tensione da poter esplodere da un momento all’altro.
Altro che farfalle nello stomaco, io avevo un alveare di api che mi laceravano il cuore.
Con il suo viso ancora estremamente vicino al mio gli ricordai:
- D…Derek, la chitarra - solo allora si allontanò da me, lasciando libero il mio polso.
- Ok, hai vinto tu - riprese a guardarmi o meglio fissarmi negli occhi con un sorriso accennato.
Ero sempre più convinta che provasse gusto nel vedermi imbarazzata, soprattutto se sapeva che la causa del mio imbarazzo era lui. Mi sentivo come un libro aperto quando mi fissava con quegli occhi, come se non potessi nascondergli nulla, le mie emozioni, i miei pensieri.
Scendemmo giù in salotto con la mia chitarra e ci sedemmo sul divano.
- Tieni - gli porsi la chitarra e lui la appoggiò sulla sua gamba per iniziare a suonare.
Mi guardò sorridente.
- Cominciamo con un po’ di teoria - io annuii. Lo ascoltai affascinata per tutto il tempo. Mi spiegò come posizionare la chitarra e come tenere le mani. Mi spiegò che potevo suonarla sia con le dita, sia con il plettro.
- Io non ho il plettro - effettivamente non avevo proprio pensato a comprarne uno quel giorno con Josh.
Lui portò una mano nella tasca dei suoi Jeans prendendo qualcosa che subito dopo mi lanciò tra le mani.
- Te lo regalo. - Era proprio un plettro di colore verde, quasi trasparente, leggerissimo.
- Ha lo stesso colore dei tuoi occhi - aggiunse subito dopo facendomi un occhiolino.
- G…grazie - dissi quasi sussurrando per l’imbarazzo.
- Dai, fammi sentire qualcosa - volevo vederlo all’opera con il suo strumento. Mi avevano detto che era bravissimo e avevo proprio voglia di ascoltarlo.
- Ok però dopo provi tu -
- Ok - Derek iniziò a suonare. Era bravissimo, sembrava che per tutto il tempo non avesse fatto altro che suonare la chitarra. Le sue dita sulle corde si muovevano rapide, senza indecisione. Rimasi incantata a guardarlo per tutto il tempo della sua esecuzione, era sbalorditivo, suonava con tutta la passione che aveva in corpo. La sua musica mi entrava dentro profondamente, mi scaldava il cuore.
Il suo amore per la musica era ben visibile, trasparente, proprio come il plettro che stringevo tra le mani.
Ad un certo punto s’interruppe e mi guardò. Probabilmente avevo una faccia da pesce lesso, sembrava divertito.
- S…sei bravissimo, davvero io…sono senza parole. Da quanto tempo suoni? Sembra che tu non abbia fatto altro. - ammisi con gli occhi ancora sgranati.
- Grazie. Diciamo che da quando sono nato, la chitarra è stata la mia sola compagna. Ora tocca a te - mi passò lo strumento. Nel pronunciare quelle parole i suoi occhi si abbassarono guardando il pavimento, mentre io fui particolarmente colpita da quella sua affermazione. Non so perché ma per un breve istante la tristezza s’impadronì del mio cuore. Mi alzai dal divano e con la chitarra in mano, iniziai a provare cercando di mettere in pratica ciò che Derek mi aveva spiegato. Il suono che ne fuoriusciva era notevolmente migliore di quello prodotto dai miei vani tentativi la mattina scorsa.
Mentre ero intenta a provare, Derek mi si avvicinò. Era proprio dietro le mie spalle, sentivo il suo petto contro la mia schiena.
- Sbagli la posizione delle dita. Ecco guarda…- Portò la mano sinistra sul manico della chitarra proprio come me, mentre con la destra, le sue dita si appoggiarono sulle mie quasi accarezzandole. Al contatto della sua mano fui travolta da un brivido lungo la schiena.
Così non và, calma Jen, calma. Il mio cuore batte all’impazzata. Perché mi sento così?
Ero in trappola, tra lui e la chitarra, non c’era via di fuga.
- Jen …- sussurrò delicatamente al mio orecchio facendomi sobbalzare. Come una stupida peggiorai la situazione voltandomi completamente verso di lui e mollando la chitarra che fortunatamente teneva ancora tra le mani. Il problema era che ora io ero vicinissima al suo viso e per evitare di cadergli completamente addosso avevo appoggiato le mie mani sul suo petto. Da quella vicinanza forzata riuscivo a vedere ogni minimo particolare del suo volto, così perfetto e dannatamente bello. Il mio sguardo per un microscopico secondo cadde sulle sue labbra così perfette, carnose e sensuali.
Ma a che diavolo sto pensando?No!No!No. Bastaaaaa!
Immediatamente ripresi a guardare il suo viso che divertito e piuttosto compiaciuto mi fissava.
Oddio voglio sprofondare, ha…ha visto che gli stavo guardando le labbra.
- A... andiamo a mangiare un pezzo di torta - mi liberai immediatamente quasi rischiando di fargli cadere in terra la chitarra. Per fortuna avevo preparato quella torta, così avrei potuto tenerlo a bada. Era un ottimo diversivo. Una volta tanto avevo fatto qualcosa di mooolto utile.
Mi diressi come una pazza furiosa in cucina e lui mi seguì.
Presi la torta dal forno e notai Derek, appoggiato accanto al mobile della cucina, abbastanza incuriosito. Presi un coltello ed iniziai a tagliarla. Lui per guardare meglio la torta, iniziò ad avvicinarsi a me, lentamente, quasi dondolando.
- E’ una torta alla vaniglia. So che ti piace e beh …eccola qui - lo guardai un attimo, spostando la mia attenzione dalla torta al suo viso. Volevo vedere la sua reazione, sorrideva o meglio ridacchiava silenziosamente. Arrossii, tornando a tagliare la torta, quando senza nemmeno rendermene conto Derek era già alle mie spalle, molto più vicino di quanto pensassi. Appoggiò le mani sul davanzale dove io stavo tagliando la torta , il suo viso nuovamente tra i miei capelli.
- Così l’hai preparata per me? - sussurrò dietro al mio orecchio. Il mio cuore impazzito iniziò a battere ancora una volta come un tamburo, con un ritmo tutto suo. Cercai in tutti i modi di restare tranquilla senza fargli capire quanto in realtà fossi agitata quando mi era così vicino.
- B…beh, è alla vaniglia, non ti piace? - balbettai nervosamente pensando alla situazione, ancora una volta ero in trappola, tra le sue braccia e il mobile della cucina, uno spazio ristretto, così tanto da togliermi ossigeno.
- Hm, hm… l’unica vaniglia che mi piace è quella che emanano i tuoi capelli - sentii i brividi percorrermi ogni centimetro di pelle al suono di quelle parole emesse con così tanta delicatezza mentre annusava i miei capelli e con una mano li accarezzava. Istintivamente mi voltai verso di lui guardandolo negli occhi, quasi come se avessi la speranza di poter leggere nei suoi occhi significati nascosti. I tentativi di tranquillizzarmi, erano stati del tutto vani. Vicino a lui, così tremendamente vicino mi era impossibile anche solo immaginare di poter restare impassibile. Derek sollevò la mano con cui mi accarezzava i capelli e la posò delicatamente sul mio viso, le sue labbra ormai erano vicinissime alle mie, ci divideva un respiro. Le gambe iniziarono a tremarmi e la testa a girarmi proprio quando sentii delle voci in giardino.
- Ah ah, cerca di non farmi fare tardi anche domani a lavoro o giuro che te le do di santa ragione. -
- Merda, papà - impallidii al pensiero di vederlo entrare in casa proprio ora, si sarebbe visto l’ennesima scena davanti agli occhi e con due ragazzi differenti. Alla svelta afferrai Derek dalla felpa, proprio sotto il suo collo, leggermente più in basso sul suo petto per evitare di strozzarlo. Lo trascinai alla svelta prendendo la sua giacca di pelle.
- Ehi ma…- balbettò mentre lo strattonavo da una parte all’altra della casa come un cagnolino al guinzaglio. Presa la giacca tornai in cucina prima che papà mettesse piede in casa e uscii dalla porta del retro trascinandomi Derek alle spalle in fretta e furia.
Fantastico, i miei piani non erano funzionati, papà era tornato a casa prima del previsto.
Per non farci vedere, li su due piedi ebbi la brillante idea di nasconderci in garage. Di soppiatto, e pregando che papà non sentisse alcun rumore aprii la porta del garage, chiudendola immediatamente dopo averci trascinato dentro anche Derek. In conclusione per la fretta e soprattutto per non farmi scoprire, non ebbi nemmeno il tempo di accendere la luce, ero stata costretta a chiudermi la porta alle spalle per non destare sospetti. Non vedevo niente di niente al buio, sapevo solo che Derek era davanti a me perché lo tenevo ancora stretto per la felpa, mentre io appoggiata al muro del garage per evitare di andare a sbattere contro qualche strumento, con la mano ero in cerca dell’interruttore della luce.
- Ma che…-
- Shhhh - interruppi Derek sotto voce. Non si sa mai, papà poteva proprio essere lì fuori e sentirci. Se dovevamo nasconderci, dovevamo farlo bene. Con la mano che mi era rimasta libera continuavo a muovermi lentamente e a cercare sulla parete l’interruttore per accendere la luce, ma niente. Mi sembrava di giocare a mosca ceca. Ridacchiai a bassa voce per la situazione assurda quando le mie labbra furono bloccate da qualcosa di caldo e morbido che lentamente e delicatamente si muoveva sulle mie. Erano le labbra di Derek, mi stava baciando. Sentivo il suo profumo, il calore del suo corpo così vicino al mio. La mano con cui cercavo l’interruttore due minuti prima, rimase ferma a mezz’aria fino a che la sua non la raggiunse bloccandola delicatamente sulla parete mentre le sue labbra continuavano a sfiorare più volte le mie. Interdetta da quel bacio ero come imbambolata, in estasi, non riuscivo a muovermi di un centimetro o forse non volevo farlo. Nel buio totale non sentivo nulla che non fosse Derek, ero completamente rapita da lui e dalla sua dolcezza, dalla delicatezza con cui la sua mano teneva salda la mia, dalle mille emozioni che oltrepassavano il mio povero e piccolo cuore.
Un’emozione indescrivibile, che mai avevo provato prima, di lì a poco invase il mio corpo, s’impadronì dei miei sensi.
La mano con cui stringevo la felpa di Derek, rafforzò la presa, mentre le mie labbra rispondevano incerte alle sue. A quella mia risposta, Derek smise di baciarmi, potevo intravedere nel buio i suoi occhi che mi scrutavano minuziosamente ma che per mia fortuna, non potevano vedere il mio visibile imbarazzo.
Sentii la sua mano, lasciare la mia per poi posarsi sulla mia guancia accarezzandola. Lo sentii avvicinarsi a me nuovamente, sentivo il suo respiro sulla mia pelle. Iniziò a baciare delicatamente il mio collo, mentre io rapita da mille sensazioni diverse chiusi gli occhi assaporando quell’istante. Ogni contatto delle sue labbra, lasciava scie infuocate sulla mia pelle.
Non ero sicura di cosa stesse accadendo, non conoscevo i suoi sentimenti, tantomeno i miei.
Volevo solo che quel momento durasse per sempre.

Dal mio collo, le sue labbra tornarono un’ultima volta sulle mie.
- Sei scappata due volte, ma la terza ho vinto io. Meglio questo della torta no? - sussurrò al mio orecchio in quel modo sensuale che gli apparteneva e che ogni volta mi dava i brividi. La luce si accese, era stato Derek a cliccare l’interruttore.
- V...vuol dire che sin dall’inizio sapevi dov’era l’interruttore? Ne hai approfittato p...per b...baciarmi? - chiesi imbarazzata e leggermente scocciata.
- Non dirmi che non ti è piaciuto! - Mi guardava con quei suoi occhi così profondi da sciogliermi il cuore e un sorrisetto soddisfatto in volto. Non riuscivo a pensare a niente, se non a quel bacio e al mio cuore che ancora mi martellava in petto. Non riuscivo a parlargli o a spiccicare mezza parola. Preferivo il buio quando non poteva leggermi l’emozione negli occhi.
Volevo sapere qualcosa in più su di lui, ne sentivo l’immediato bisogno. Avevo mille domande che esigevano delle risposte. Domande su di lui, su me, su noi.

Continua...
 
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CAT_IMG Posted on 13/11/2011, 15:11
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24. Gioia e Tristezza


Lo guardavo negli occhi con una luce diversa dal solito. Mi si avvicinò, posandomi sulle spalle la sua giacca di pelle nera che aveva gettato in un punto qualsiasi del garage quando eravamo entrati per nasconderci.
- Mettila - non ne capii il motivo ma la indossai. La giacca aveva il suo profumo, ormai lo conoscevo fin troppo bene.
- Vieni, andiamo! - mi prese per mano e sgattaiolammo dal garage in silenzio dirigendoci verso la sua moto.
- Dove andiamo? - chiesi incuriosita. Erano quasi le 20.00 e non era il caso di restare molto fuori casa, papà non vedendomi arrivare avrebbe potuto preoccuparsi, però, volevo andare con lui. In fondo un oretta potevo ancora mancare di casa.
- A fare un giro - mi fece un occhiolino con quel suo sorriso magnifico.
- Derek, sentirai freddo senza … - feci per togliermi la giacca ma lui mi fermò ancora prima che potessi sfilarmela.
- Non ti preoccupare, basterà che tu ti stringa forte a me e non avrò freddo - eccolo lì, il suo sorrisetto ironico, quello che fino a qualche tempo fa ritenevo insopportabile, che mi metteva a disagio e che ora stava iniziando a diventare per me un’abitudine.
Salii sulla moto dopo di lui. Derek accese la moto.
- Stringiti a me - ubbidii aggrappandomi a lui. La moto iniziò a muoversi e in breve tempo percorremmo le strade della città accompagnati dal buio della sera e le mille luci artificiali dei lampioni e delle insegne dei negozi in lontananza. Correvamo sull’asfalto, le luci sfrecciavano come stelle cadenti al nostro passaggio abbagliando i miei occhi che le fissavano nell’oscurità. L’aria fredda mi pungeva il volto e il vento scompigliava i miei capelli. Leggermente infreddolita, affondai il viso tra il colletto della sua giacca e la sua schiena, chiudendo poi gli occhi per farmi inebriare dal suo dolce profumo e dal calore che provocava il contatto con la sua schiena. Le mie braccia aggrappate a lui, strinsero ancora di più l’abbraccio, notando la perfezione del suo busto che senza giacca era più percettibile alla mia stretta. Mi sentivo molto meglio, non avevo più freddo e soprattutto provavo una strana sensazione di piacere, di benessere, di protezione.
Sentii sorridere Derek come compiaciuto di quell’abbraccio, ma non mi importava. Non mi dava fastidio. La moto si fermò e io riaprii gli occhi. Eravamo su un piccolo spiazzale accanto ad un ponte, sotto di noi c’era il mare. Questo spiazzale era bellissimo e le luci dei lampioni si rispecchiavano in mare per fare compagnia al riflesso della luna. Tolsi le mie braccia per lasciare Derek. Lui ancora seduto sulla moto davanti a me, si girò in modo da guardarmi in faccia. Si sedette dando le spalle al manubrio. Seguirono minuti di incessante silenzio in cui i nostri occhi si incontrarono, illuminati dalla fievole luce dei lampioni come a voler leggere ciascuno negli occhi dell’altro, significati nascosti. Leggermente imbarazzata spostai lo sguardo ed iniziai a giocherellare con la cerniera della sua giacca. Un sorriso comparve sul suo volto.
- C…che c’è? - chiesi curiosa di ricevere una risposta.
- Sei troppo prevedibile Jen! Non puoi nascondermi nessun pensiero, nessuna emozione. Anche impegnandoti, non ci riusciresti con me. E’ strano lo so, ci conosciamo da poco ma…è come se ti conoscessi da una vita. Non può sfuggirmi un tuo sorriso, non può nascondersi a me un tuo imbarazzo e soprattutto non puoi nascondermi le tue lacrime. - Un sorriso sincero comparve sul suo volto e nell’udire quelle sue parole il mio cuore fu colpito da una scossa, un elettrico sussulto! Chissà se poteva percepire anche quello! Mi tornò in mente quella volta nell’aula di musica quando scoppiai a piangergli tra le braccia. Forse anche lui nel pronunciare quelle parole stava ripensando a quel momento.
- Oh, beh si, sono un’ingenua, lo ammetto. - incrociai le braccia quasi sbuffando. Mi sentivo davvero come se lui potesse capire tutto quello che mi passava per la mente.
- Dimmi qualcosa di te, a differenza tua, io non so leggere nella mente - ridacchiai.
- Mm…è curiosità quella che leggo nei tuoi occhi? Sei cotta di me ammettilo! - iniziò a sghignazzare.
Ecco lo sapevo, uff. Ancora una volta ero certa di essere diventata bordò.
- Sei troppo sicuro di te signorino! - annuii chiudendo gli occhi per farlo ricredere della sua affermazione.
- Ah, ma davvero? - Si alzò dal sedile avvicinandosi incredibilmente al mio volto quasi da potermi sfiorare, poggiando le mani sulle mie ginocchia. Mi fissava serio negli occhi con quel suo sguardo profondo, come se stesse per baciarmi. Iniziai a tremare e a sentire il fuoco sulle mie guance. Improvvisamente abbozzò un sorriso per poi posare il suo capo sul mio petto.
- Tum tum, tum tum, tum tum. Wow, visto che avevo ragione io? - si allontanò tornando a sedere davanti a me dopo aver sentito il battito del mio cuore impazzito. Aveva ancora la soddisfazione visibile sul suo volto. Che tipo! Per un momento avevo pensato davvero che stesse per baciarmi. Uff. Com’era possibile tutto questo?Riusciva a fare di me quel che voleva, riusciva a travolgermi in un niente.
- Derek…perché prima in salotto, mi hai detto che la chitarra è stata la tua sola compagna da quando sei nato? Cosa intendevi? - Mi tornò in mente quella sua frase che in realtà la mia mente non aveva mai lasciato. Alle mie parole i suoi occhi che poco prima brillavano di luce propria, si spensero. Abbassò lo sguardo e poi tornò a guardarmi con un sorriso amaro in volto, un sorriso che sapeva di sofferenza.
- La frase che ti ho detto prima, racchiude il mio passato e in un certo senso il mio presente -. Il suo viso era lacerato dal dolore mentre parlava.
- Non ho mai conosciuto mia madre. Lei morì… prima ancora di vedermi, dandomi alla luce. Mio padre invece, dopo la morte di mia madre, cadde nel vizio dell’alchool e io fui affidato ad un istituto. Non aveva la capacità e la lucidità da poter crescere un bambino, suo figlio. La mia unica amica per tutto il tempo fu una chitarra che mi era stata data da una suora. Da allora la musica è entrata a far parte della mia vita e non ne è più uscita. Era tutto per me, la mia unica compagna. -distolse lo sguardo da me.
Non potevo credere a quello che avevo sentito. Riuscivo solo ad immaginare minimamente il dolore che questo gli aveva procurato e che probabilmente ancora provava. Sentii un dolore lancinante al cuore, come avrei voluto prendermi un po’ del suo dolore. Lacrime copiose si formarono agli angoli dei miei occhi. Ed io, io che non riuscivo ancora ad accettare la morte di mia madre?Il mio dolore non poteva essere paragonato al suo. Io almeno avevo avuto mia madre accanto durante la mia crescita, avevo mio padre, eravamo stati felici insieme. Il mio dolore paragonato al suo mi faceva sentire una stupida egoista. Ora capivo tante cose, molte più cose su Derek, sul suo carattere. Ora sapevo perché era sempre così distaccato e distante dagli altri. Chissà, forse il nostro incontro era stato voluto dal destino.
Le mie lacrime iniziarono a scendere come un fiume in piena e prima ancora che Derek potesse accorgersene, allungai le mie braccia verso di lui. Volevo stringerlo forte a me e così feci. Piansi tra le sue braccia proprio come quella volta. Lui ricambiò l’abbraccio stringendomi forte a se.
- Perché piangi? Proprio…come quella volta! - sussurrò.
- Perché vorrei prendermi un po’ del tuo dolore Derek. Io…io mi sento un’egoista. Quella volta in aula tra le tue braccia piansi per mia madre. Sì mia madre è morta un anno fa in…in un’incidente stradale e io non l’ho superato del tutto. Tu sei l’unico che abbia capito che in me qualcosa non andava. Ho sempre nascosto bene i miei sentimenti. - gli confessai. - Non potevo immaginare che tu avessi una storia del genere alle spalle. Mi dispiace…mi dispiace davvero Derek. Non riesco nemmeno ad immaginare il dolore che hai provato e la solitudine che hai dovuto affrontare. - Derek strinse maggiormente l’abbraccio. Restammo in silenzio, abbracciati per un po’.
- Ora basta piangere, è il passato, non il presente. - mi staccò dall’abbraccio e con il pollice mi asciugò le lacrime. Annuii cercando di smettere di piangere.
- Andiamo, ti riaccompagno a casa - guardai l’orologio, erano le 21.00.
- Ok -
Arrivammo davanti a casa in dieci minuti. Derek fermò la moto un angolo prima per evitare che mio padre potesse vederci. Scesi dalla moto e mi sfilai la giacca per ridargliela.
- Ecco, grazie! - gliela porsi.
- Potevi tenerla e darmela lunedì a scuola - disse sorridendo.
- E rischiare di farmi vedere da mio padre con la giacca di un ragazzo addosso? No grazie! - ridacchiai al solo pensiero di quello che avevamo combinato per non farci scoprire.
- Oh beh. Quindi da lunedì ti trasferirai al campus? - sorrise, ero contenta di rivedere i suoi occhi sereni e spensierati.
- Si, esatto -
- Vuol dire che ci vedremo più spesso allora! - E già, anche Derek alloggiava al campus. Non so perché ma quell’affermazione mi colpì e io arrossii.
- Già, ci vediamo allora! Ciao - mi voltai verso casa iniziando ad allontanarmi dalla moto quando Derek mi afferrò dal polso e mi tirò indietro verso di lui catturando le mie labbra con un secondo bacio. Un bacio improvviso, inaspettato che mi incatenò tra le sue braccia, un bacio più consapevole, il secondo bacio in cui anche io fui più partecipe. Ci staccammo e lui sussurrò sulle mie labbra:
- Dove credevi di andare? - Non capivo più niente, tutte queste emozioni in una sola giornata mi avevano dato alla testa. Sentivo l’impulso di abbracciarlo, di baciarlo, di stringerlo a me. Era successo tutto così improvvisamente. Mi girava la testa. Dovevo mettere un freno o non sarei più riuscita a lasciarlo andare.
- O…ora devo andare - sorrisi timidamente mentre mi trovavo ancora tra le sue braccia e con le mie mani sul suo petto per mantenermi.
- Ok, ci vediamo. - sussurrò sul mio collo. Mi allontanai e questa volta diretta a casa senza esitazione.

Continua…
 
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